Il bonus contributi, prorogato con la legge di bilancio 2023, interessa anche per quest’anno moltissimi lavoratori dipendenti. L’incentivo, a valere sui versamenti previdenziali che il datore di lavoro versa all’Inps, è girato direttamente in busta paga e fa salire l’importo.
In particolare la misura è destinata a quei lavoratori che non superano la soglia di reddito di 35 mila euro all’anno (2.692 euro al mese). Cioè il 2% dell’imponibile previdenziale. Lo sgravio sale al 3% per chi non guadagna più di 25 mila euro (1.923 euro al mese).
Bonus contributi del 2%
Il funzionamento del bonus contributi a favore dei lavoratori è spiegato bene nella circolare n. 7 del 24 gennaio 2023 che recepisce le novità contenute della legge di bilancio 2023. Più soldi, quindi, in busta paga, per chi guadagna poco, ma solo se è lavoratore dipendente. Riguarda tutte le mensilità, compresa la tredicesima.
Nel dettaglio, la riduzione dei contributi riguarda tutti i rapporti di lavoro subordinato instaurati quest’anno fino al 31 dicembre 2023. Per coloro che superano la cifra di 2.692 euro mensili, anche a seguito di aumenti contrattuali, il bonus non è previsto. Pertanto la contribuzione a carico del lavoratore dipendente resta al 9,19% (8,80% per i dipendenti pubblici).
In caso la retribuzione mensile fosse inferiore a 1.923 euro al mese, il bonus sale del 3% fino alla fine dell’anno in corso. Pertanto l’aliquota IVS a carico del lavoratore passa da 9,19% a 6,19%, mentre resta invariata la percentuale che deve versare il datore di lavoro all’Inps.
Esclusi i lavoratori domestici
Il beneficio contributivo è applicato direttamente dal datore di lavoro alla busta paga del lavoratore e non comporta alcuna penalizzazione dal punto di vista previdenziale per l’assicurato (l’aliquota di computo per la previdenza obbligatoria resta invariata). L’importo è calcolato in base alla retribuzione ed è indicato in una specifica voce, mese per mese.
L’esonero dei contributi – spiega l’Inps – è riconosciuto solo sulla quota IVS a carico dei lavoratori, a condizione che la retribuzione imponibile non superi i 2.692 euro al mese su tredici mensilità.
Versamento di contributi ed effetto sulle pensioni
La riduzione dell’aliquota dei contributi del 2 e 3 per cento da versare non ha alcun effetto sull’importo delle pensioni future. L’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche (33% della retribuzione pensionabile) non subisce alcuna variazione.
Nello specifico, per i dipendenti del settore privato l’aliquota contributiva scende dal 9,19% al 7,19% e 6,19% in caso di bonus del 3%. Per quelli del settore pubblico impiego, invece, scende dall’8,8% al 6,8% (o 5,8%). Il bonus è cumulabile con eventuali altri incentivi applicabili nei limiti della contribuzione dovuta.
Come detto, lo sgravio dei contributi riguarda solo i lavoratori dipendenti pubblici e privati con una retribuzione mensile non superiore a 2.692 euro. Coloro che percepiscono stipendi più alti, anche solo di 1 euro, non beneficiano del bonus contributivo per il 2022.
Per effetto di tale sgravio, che ricade sulla quota di contributi a carico dei lavoratori, la retribuzione netta disponibile, fermo restando l’imponibile previdenziale, subisce un leggero aumento nel corso dell’anno.
Riassumendo…
- Il bonus contributivo è riconosciuto ai lavoratori dipendenti che prendono fino a 2.692 euro al mese
- Lo sgravio sale dal 2 al 3 per cento per coloro che prendono fino a 1.923 euro al mese
- La misura è valida fino al 31 dicembre 2023
- Sono esclusi i lavoratori domestici
- Nessun effetto sulle pensioni future