Di quanto aumenta la pensione per ogni anno che resti a lavoro

La pensione è inversamente proporzionale alle aspettative di vita del lavoratore. Ritardare l’uscita dal lavoro è una falsa convenienza. Vediamo perché.
2 anni fa
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pensione

Andare in pensione presto non è sempre una buona scelta. Soprattutto se alle spalle non si hanno molti contributi o se il calcolo dell’assegno è del tutto o in buona parte basato sul sistema contributivo.

Ne sanno qualcosa le lavoratrici che andando in pensione con Opzione Donna a 58-59 anni subiscono una forte penalizzazione. Ma anche i lavoratori che hanno alle spalle una carriera discontinua, buchi previdenziali o versamenti nella Gestione Separata.

Come si calcola la pensione

Per capire se conviene aspettare ad andare in pensione pur avendo maturato i requisiti bisogna sapere come viene calcolata la rendita.

Di base, la regola è che più si aspetta a lasciare il lavoro, meglio è per le proprie tasche.

Questo principio si bassa essenzialmente su due fattori fondamentali che determinano il calcolo della pensione. Il montante contributivo e l’età pensionabile. La combinazione di questi due elementi determina l’ammontare della rendita.

Così, attendere un anno in più prima di andare in pensione sicuramente è conveniente dal punto di vista economico. Primo perché si versano più contributi e il montante si rivaluta maggiormente. Secondo perché il coefficiente di trasformazione applicato è più alto.

Montante contributivo e coefficiente di trasformazione

Come detto il montante contributivo costituisce la base sulla quale calcolare la pensione. Esso è rivalutato annualmente sulla base del tasso di capitalizzazione risultante dalla variazione media quinquennale del Pil.

Per ottenere la pensione, si applica al montante contributivo, opportunamente rivalutato annualmente, il relativo coefficiente di trasformazione. Cioè una percentuale stabilita dalla legge e commisurata all’età anagrafica del lavoratore.

Il montante contributivo si trasforma quindi in rendita pensionistica per tutta la durata della vita del beneficiario. Naturalmente, detto coefficiente sale in base all’età anagrafica. Vale a dire che la pensione sarà maggiore quanto minori saranno le aspettative di vita del lavoratore.

Così, l’incremento dell’assegno sarà tanto maggiore quanto minore saranno le aspettative di vita del pensionato.

E viceversa. Ecco perché tardare l’uscita conviene nella misura, ma non nel tempo. L’Inps permette, in questo senso, di simulare la propria pensione.

Questo discorso vale solo per la parte contributiva del montante e in regime di calcolo contributivo della pensione. Per i versamenti effettuati prima del 1996, il sistema è retributivo e si applica un diverso metodo di calcolo, in parte contributivo e in parte retributivo. Anche quest’ultima parte cuba ormai sempre meno per il calcolo della rendita.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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