Scoperta eccezionale nel distretto di Kono, a Koyadu, in Sierra Leone. I minatori del Reverendo Emmanuel Momoh, titolare di una licenza per le estrazioni di gemme preziose di dimensioni minori, hanno rinvenuto un diamante di ben 706 carati, il secondo più grande scoperto nel paese, dopo quello da 968,9 carati nel 1972 e rivenduto a New York per 2,5 milioni. Nonostante la pietra non presenterebbe le caratteristiche tipiche di una gemma di rilevante valore dell’area in cui è stata estratta, il suo valore di mercato ammonterebbe, stando a un imprenditore libanese contattato da Mommoh, a ben 50 milioni di dollari.
Quel che sta facendo discutere è, però, la decisione del reverendo di consegnare la pietra al governo. Si è scatenata una fitta polemica sui social tra quanti ritengono che i funzionari pubblici non sarebbero affidabili e onesti nelle valutazioni e che alla fine, dopo il duro lavoro, ai minatori e al titolare della licenza rischia di non restare granché. (Leggi anche: Investire in diamanti? Nasce finalmente un mercato per il trading)
Mercato dei diamanti e governo
Stando alle leggi locali, i diamanti fino a una certa dimensione possono essere rivenduti direttamente da chi li ha scoperti, mentre al di sopra di una certa caratura è necessario consegnarli al governo, che procederà a venderli e a erogare il ricavato allo scopritore, al netto delle imposte. Nei fatti, molti preferiscono rivendere al mercato nero, in ogni caso, non fidandosi del governo. La stragrande maggioranza dei titolari delle licenze nella regione di Kono è straniera, specie libanesi, gambiani, malesi e guineani.
Per calmare le acque, il presidente Ernest Bai Koroma è intervenuto pubblicamente, rassicurando che l’obiettivo del governo sarà assicurare che ciascuna delle parti coinvolte possa avere quanto le spetti. La scoperta potrebbe rimpinguare almeno un po’ le casse dello stato.