Manca poco più di un mese per rimediare alla mancata presentazione al fisco della propria Dichiarazione redditi 2023 (anno d’imposta 2022). Il termine ordinario, ricordiamo, era fissato al 30 novembre 2023. Tuttavia, chi non ha rispettato detta scadenza può inviare il modello entro i 90 giorni successivi (in questo caso si parla più propriamente di dichiarazione tardiva).
Dopo i 90 giorni scatta l’omissione con tutte le conseguenze del caso, tra cui l’irrogazione, da parte dell’Agenzia Entrate, di una sanzione “piena” senza possibilità di ravvederla.
Per la tardività il costo è di 25 euro
In primis il contribuente, se non già fatto, può verificare (da sé o rivolgendosi al commercialista) se era tenuto a fare la Dichiarazione redditi 2023 (anno d’imposta 2022). D’altronde anche se non obbligato poteva, comunque, farla per poter far valere eventuali oneri detraibili/deducibili e, quindi, maturare un credito IRPEF da poter chiedere a rimborso o in compensazione per pagare altri tributi.
Una volta verificato l’obbligo o la convenienza, bisogna preoccuparsi della mancata presentazione entro il termine di scadenza, che come detto era al 30 novembre 2023.
Se non presentata, si può ancora rimediare inviandola entro il 28 febbraio 2024, ossia entro 90 giorni successivi. In tal caso bisogna pagare (autonomamente) anche una sanzione di 25 euro con Modello F24 (codice tributo 8911).
Laddove dal modello dichiarativo “tardivo” dovessero scaturire imposte a debito non versate alle scadenze ordinarie (giugno/luglio 2023), si possono ravvedere. Così come se dal modello tardivo dovessero scaturire crediti d’imposta, questi possono essere chiesti a rimborso o in compensazione (la scelta è fatta al quadro RX del modello dichiarativo).
Dichiarazione redditi 2023 non inviata, il rimedio dopo 90 giorni
Laddove obbligati a fare la Dichiarazione redditi 2023 e questa non è stata presentata entro il 30 novembre 2023 e nemmeno entro il 28 febbraio 2024, scatta l’omissione. A questo punto il contribuente non potrà fare più nulla, nel senso che dovrà solo aspettare che l’Agenzia Entrate irroghi la sanzione piena per omessa dichiarazione redditi (art.1 D. Lgs. n. 471/1997).
Infatti, la normativa prevede che, in caso di omessa dichiarazione redditi si applica una sanzione che va dal 120% al 240% dell’ammontare delle imposte dovute, con un minimo di euro 250. Se non sono dovute imposte, si applica la sanzione da euro 250 a euro 1.000. La sanzione è dimezzata se il contribuente invia, comunque, la dichiarazione entro la scadenza di quella riferita al periodo d’imposta successivo.
Dunque, presentando la Dichiarazione redditi 2023 (anno d’imposta 2022) oltre il 28 febbraio 2024 ma entro il 30 settembre di questo stesso anno, la sanzione per “l’omissione” che l’Agenzia irrogherà sarà dal 60% al 120% dell’ammontare delle imposte dovute, con un minimo di euro 200. Se non sono dovute imposte, si applica la sanzione da euro 150 a euro 500.
Resta fermo che il contribuente potrà ravvedere l’eventuale debito d’imposta che scaturisce dalla dichiarazione omessa.
Riassumendo…
- la Dichiarazione redditi 2023 (anno d’imposta 2022) era da presentarsi entro il 30 novembre 2023
- chi ha saltato la scadenza può comunque presentarla entro i 90 giorni successivi (28 febbraio 2024)
- dopo i 90 giorni scatta l’omissione dichiarativa.