Bitcoin in netta ripresa nella giornata di ieri, con i prezzi che si sono allontanati decisamente dai minimi toccati nelle sedute precedenti, quando i prezzi erano scesi a un minimo di 53.700 dollari. Restano sotto i massimi di quasi 69.000 dollari toccati in questo mese di novembre, ma c’è da scommettere che sia questione di tempo prima che vi tendano nuovamente e che li superino.
Chi si sfiducia per gli alti e bassi dei mercati, evidentemente li conosce poco. E Bitcoin ha dato ampia dimostrazione in questi anni di sapersi riprendere da ogni caduta giudicata dai detrattori come la mazzata finale.
Oggi, in circolazione vi sono quasi 18,9 milioni di Bitcoin. E se vi dicessimo che solamente il 2% di questo mercato possiede il 95% dei token digitali in portafoglio. I dati parlano chiaro: i “wallet” con almeno 1.000 Bitcoin sono 2.177, pari allo 0,01% dei detentori e in possesso di ben 41,35% della prima “criptovaluta” al mondo. In sostanza, sono ancora relativamente pochi a fare la parte del leone su questo mercato. Essi sono definiti in gergo “whale” (“balene”), un termine che ne evoca le grosse dimensioni sul piano economico.
Cosa c’è dietro agli alti e bassi di Bitcoin
Ma ci sono altri dati interessanti da leggere: contestualmente all’ascesa dei prezzi, il peso dei “whales” si è sempre più andato riducendo. Il rapporto tra l’offerta in mano ai portafogli tra 10.000 e 100.000 Bitcoin e quella in mano ai portafogli tra 0,001 e 1.000 Bitcoin era di 2,5 nel lontano 2012, si è portato intorno all’unità nel 2017 (anno di record per i prezzi) e adesso viaggia in area 0,7. Cosa significa? Le “balene” stanno raccogliendo meno Bitcoin dei pesci piccoli. Anzi, è probabile che siano dietro ai crolli periodici dei prezzi.
Mettetevi un attimo nei panni di un investitore che abbia in portafoglio 1.000 o 10.000 Bitcoin.
Questo trend è positivo, perché man mano che i portafogli grossi si alleggeriscono, la distribuzione dei Bitcoin diventa più capillare sul mercato. E nel tempo, ciò porterebbe a una minore volatilità dell’asset, grazie a una maggiore liquidità degli scambi. In pratica, i pesci piccoli deterranno una quantità sempre più alta di “cryptovaluta” e i pesci grossi incideranno sempre meno nella determinazione dei prezzi. Altro aspetto non meno interessante, man mano che le “balene” vendono, ad acquistare saranno gli investitori istituzionali, il cui recente ingresso sul mercato delle crypto ha portato già a far segnare record impensabili fino a pochi mesi fa.
L’opinione di Crypto Smart
In Italia, abbiamo chiesto a Crypto Smart (www.cryptosmart.it) cosa pensi di questo trend. La spiegazione che ci fornisce riguardo alle cause dei bruschi cali improvvisi di Bitcoin è prettamente tecnica. Ad avviso di Alessandro Frizzoni, sarebbero le grandi exchange straniere non regolamentate a provocarli, attraverso gli investimenti a leva sui futures. I cali fanno scattare gli stop loss, per cui improvvisamente molti trader sono costretti a vendere automaticamente. Dopodiché, inizia la risalita della “criptovaluta”.
E’ chiaro che una spiegazione non esclude l’altra, anzi la completa.