E’ andato benissimo il collocamento sindacato di ieri per l’emissione del nuovo BTp a 15 anni. Gli ordini hanno superato i 77 miliardi di euro, compresi i 2,725 miliardi prenotati dalle banche agenti in qualità di joint lead managers. Ad essersi occupate dell’operazione sono state Barclays, Bnp Paribas, Citibank, Intesa Sanpaolo e Morgan Stanley. Il Tesoro ha deciso sulla base di questi numeri di offrire 10 miliardi per il bond con scadenza in data 1 ottobre 2039. Dunque, il rapporto tra domanda e offerta è risultato di quasi otto.
Cedola e rendimento esitati al collocamento sindacato
Il rendimento del BTp a 15 anni è stato fissato a premio di 11 punti base sul bond con scadenza marzo 2038. Pertanto, esso ha debuttato al 4,22% sulla base di un prezzo di emissione di 99,68 centesimi. La cedola lorda annua, corrisposta su base semestrale, è stata altresì fissata al 4,15%. Si tratta di un esito un po’ inferiore alle nostre previsioni della vigilia. Il regolamento dell’operazione è previsto per mercoledì 7 febbraio.
Il Tesoro ha approfittato dell’elevata liquidità dei mercati nel primo mese dell’anno per emettere nuovi bond e iniziare alla meglio con la raccolta di quest’anno. Pensate che le emissioni lorde a medio-lungo termine sono stimate fino ad oltre 350 miliardi. Al 30 gennaio, i governi dell’Eurozona avevano raccolto 73 miliardi attraverso collocamenti sindacati, ricevendo ordini per complessivi 725 miliardi. In pratica, la domanda ha decuplicato il livello dell’offerta.
BTp 15 anni, boom di ordini per scadenze lunghe
Il collocamento sindacato è un’operazione che ben si confà per il lancio di nuovi bond sul mercato. Esso consiste nel mettere in rapporto diretto gli investitori con le banche collocatrici. Dunque, il dato elevato di ieri non deve stupire di per sé, anche se si conferma molto positivo per una ragione specifica: riguarda un BTp a 15 anni, vale a dire una scadenza lunga. E di solito il mercato tende a premiare le scadenze più brevi per gli emittenti meno solidi come l’Italia.
In pratica, c’è domanda per i titoli di stato italiani più lunghi. E questo fa ben sperare il governo, che dovrà cercare di emettere un’enorme massa di bond, al contempo possibilmente allungandone un po’ la durata media senza impattare sui conti pubblici. La spesa per interessi è già alta e non potremmo permetterci di gravare più di tanto su di essa per consolidare ulteriormente il debito pubblico.