Quando un lavoratore domestico, come una colf o una badante, decide di terminare il proprio rapporto di lavoro, deve presentare formalmente le dimissioni al datore di lavoro. Questo processo, simile a quello di qualsiasi altro lavoratore, richiede la consegna di una lettera di dimissioni. In questa lettera devono essere chiaramente indicati l’ultimo giorno di lavoro e il periodo di preavviso previsto.
A differenza di altri settori, per i lavoratori domestici non è necessaria la procedura di comunicazione telematica delle dimissioni.
Un aspetto importante da considerare è che, in caso di dimissioni, i lavoratori domestici non hanno diritto all’indennità di disoccupazione Naspi, salvo nel caso di dimissioni per giusta causa. Questo significa che solo in situazioni in cui vi siano motivi gravi e documentati, che rendono impossibile la continuazione del rapporto di lavoro, il lavoratore può accedere a questo beneficio.
L’indennità di mancato preavviso
Il contratto collettivo nazionale del lavoro (CCNL) stabilisce i tempi di preavviso che il lavoratore domestico deve rispettare. La durata del preavviso varia in base all’anzianità del contratto e all’orario di lavoro effettuato. Se il lavoratore decide di terminare il contratto senza rispettare il preavviso stabilito, può farlo, ma subirà una trattenuta sull’ultimo stipendio pari alla retribuzione corrispondente al periodo di preavviso non rispettato.
Così come il lavoratore domestico ha diritto alle ferie, in caso di dimissioni, lo stesso lavoratore ha diritto a tutte le indennità di fine rapporto previste dal CCNL. Queste includono il trattamento di fine rapporto (TFR), i ratei della tredicesima mensilità e le ferie non godute.
Dimissioni lavoratore domestico: il preavviso
I tempi di preavviso sono un elemento cruciale nella procedura di dimissioni. La loro durata varia in base a due fattori principali:
- anzianità del Contratto: maggiore è l’anzianità del lavoratore, più lungo sarà il periodo di preavviso;
- orario di Lavoro: l’orario di lavoro, sia esso a tempo pieno o parziale, influisce sulla durata del preavviso.
Andando nel dettaglio, per i rapporti non inferiori a 25 ore settimanali:
- per anzianità di lavoro fino a 5 anni presso lo stesso datore di lavoro, il preavviso deve essere di 8 giorni di calendario;
- in caso di anzianità lavorativa oltre i 5 anni presso lo stesso datore di lavoro i giorni di preavviso salgono a 15 di calendario.
Laddove trattasi di rapporti inferiori a 25 ore settimanali il preavviso è di 8 giorni di calendario per anzianità di lavoro fino a 2 anni presso lo stesso datore di lavoro ovvero 15 giorni di calendario in caso di anzianità lavorativa oltre i 2 anni presso lo stesso datore di lavoro.
Il rispetto di questi tempi è fondamentale per evitare trattenute sull’ultimo stipendio. Tuttavia, come detto, il lavoratore può scegliere di non rispettare il preavviso, accettando la conseguente trattenuta salariale.
Riassumendo…
- I lavoratori domestici che vogliono dimettersi devono presentare una lettera di dimissioni al datore di lavoro.
- La procedura telematica non è necessaria per le dimissioni dei lavoratori domestici.
- Solo le dimissioni per giusta causa danno diritto all’indennità di disoccupazione Naspi.
- Il CCNL stabilisce i tempi di preavviso basati su anzianità e orario di lavoro.
- Mancato preavviso comporta una trattenuta sull’ultimo stipendio del lavoratore.
- I lavoratori domestici ricevono tutte le indennità di fine rapporto previste dal CCNL.