Può il datore di lavoro “consigliare” al dipendente di dimettersi in cambio di incentivi economici in modo da evitare la procedura di licenziamento? Non è una fattispecie rara, soprattutto per i dipendenti prossimi alla pensione, e neppure vietata (al contrario è fatto divieto al lavoratore di contrattare il proprio licenziamento solo al fine di ottenere l’indennità di disoccupazione) ma attenzione perché il lavoratore che accetta “il patto” e quindi si dimette dietro incentivo all’esodo perde il diritto all’indennità di disoccupazione Inps.
Certo è innegabile che per chi deve trovare un nuovo lavoro una cosa, agli occhi dell’azienda che riceve il curriculum, è sapere che dalla precedente posizione ci si è dimessi e altra cosa è invece il licenziamento. Ma aldilà di questo si perde il diritto alla disoccupazione quindi è una cosa che potrebbe valere la pena considerare solamente se si è certi, di li a breve o brevissimo tempo, di trovare un nuovo impiego (cosa che ovviamente farebbe comunque venire meno l’assegno di disoccupazione). Non solo: le dimissioni, anche se incentivate, sono comunque trattate alla stregua di una scelta volontaria e, pertanto, non configurano licenziamento per esubero del personale. Questo significa che il lavoratore perde il diritto di precedenza in caso di nuove assunzioni. Prima di accettare l’accordo è quindi importante valutare questi aspetti, meglio se facendosi assistere da un sindacalista.
A proposito di incentivo all’esodo e pentimenti in seguito, è anche bene precisare che il datore non è tenuto ad offrire le stesse condizioni a tutti i dipendenti coinvolti.
Chiariamo però: un conto è l’ipotesi sopra descritta, un altro è il datore di lavoro che impone le dimissioni.
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