Il rapporto di lavoro può finire non solo per licenziamento da parte del datore di lavoro ma anche per dimissioni per volontà del dipendente.
Il lavoratore che vuole dimettersi e recedere dal proprio contratto di lavoro, secondo quanto prevede l’INPS e il singolo CCNL, deve farlo comunicandolo al proprio datore di lavoro con un preavviso che varia in base all’anzianità aziendale e all’inquadramento contrattuale.
Ma cosa succede se il dipendente non vuole rispettare i termini di preavviso e lasciare subito il posto di lavoro? Il rischio è quello di incorrere in decurtazioni della retribuzione.
La maggior parte dei contratti nazionali di riferimento prevedono che il preavviso deve decorrere dal primo al sedicesimo giorno di ogni mese e se la comunicazione di dimissioni viene fatta, ad esempio il 22 di settembre, il periodo di preavviso scatta dal primo ottobre. Il numero di giorni di preavviso, come abbiamo scritto sopra, dipendono, poi, dall’anzianità contrattuale e dall’inquadramento.
Dimissioni senza preavviso: cosa si rischia?
I giorni di preavviso previsti per le dimissioni, in linea di massima, sono la metà di quelli previsti per il licenziamento, per un lavoratore full time con 5 anni di anzianità, per esempio, il preavviso è di 8 giorni di calendario, anche se i singoli contratti possono prevedere termini diversi.
Se il lavoratore non rispetta il periodo di preavviso il datore di lavoro potrebbe richiedere un’indennità di mancato preavviso pari all’importo della retribuzione spettante per il periodo di preavviso non lavorato così come stabilito dall’articolo 2118 del Codice Civile.