Immaginate di essere responsabili di una impresa privata e di sbagliare le previsioni sul fatturato per l’anno corrente, mandando allo sbaraglio i conti e rischiando la chiusura. Il minimo che vi possa accadere è una lavata di capo da parte della proprietà o del vostro superiore. Non improbabile il licenziamento. Ma alla Banca Centrale Europea (BCE) non funziona esattamente così per le sue migliaia di dipendenti. Lo scorso anno, sono aumentati di numero, passando da 4.222 a 4.297 (+1,7%) e allo stesso tempo sono cresciuti gli stipendi lordi del 5,7%, salendo da 676 a 844 milioni di euro. In media, la retribuzione è passata da poco più di 160.000 a quasi 196.500 euro.
Anni difficili per Francoforte
Cosa ci sarebbe di anomalo, vi starete chiedendo? L’Eurotower non sta attraversando un buon periodo. E non perché nel 2024 abbia chiuso il bilancio con una perdita di 7,9 miliardi (in linea con il risultato del 2023), causata dall’aumento dei tassi di interesse, che a sua volta ha svalutato gli asset a bilancio. Il suo obiettivo, infatti, non è fare profitti, trattandosi di una banca centrale e non di un’impresa come le altre. Il fatto è che l’istituto è reduce da anni in cui ha sbagliato in maniera clamorosa le previsioni sull’inflazione.
Erano i primi mesi del 2022 quando il governatore Christine Lagarde spiegava, con la solita prosopopea che la contraddistingue, che il rialzo dell’inflazione nell’Eurozona fosse un fenomeno “transitorio”. Qualche mese più tardi sarebbe stata costretta a smentire sé stessa, sostenendo l’esatto contrario. Sarebbe facile prendersela con la numero uno francese. Per il suo operato si affida alle analisi interne, condotte da funzionari ben retribuiti e apparentemente anche molto capaci.
Ma hanno toppato alla grande. A loro parziale discolpa, lo stesso hanno fatto i funzionari di altre grandi banche centrali come la Federal Reserve.
Previsioni flop sull’inflazione
Non è un guaio da poco, visto che l’unico compito che ha la BCE ai fini della sua politica monetaria consiste proprio nel mantenere la stabilità dei prezzi. E per sua stessa definizione, essa si traduce in una crescita dei prezzi al consumo del 2% nel medio termine. Ma nell’autunno di tre anni fa, l’inflazione nell’area sfiorò l’11%. A dire il vero, gli errori di previsione sull’inflazione sono stati una costante negli anni, vuoi per difetto e vuoi per eccesso. Ma quanto accaduto 3-4 anni fa è stato grave. Se la BCE avesse previsto per tempo l’alta inflazione, avrebbe alzato i tassi di interesse prima e probabilmente si sarebbe resa necessaria una stretta meno dura. E forse i danni per l’economia sarebbero stati inferiori.
Pur senza scadere nell’attacco gratuito, fa specie vedere che con migliaia e migliaia di dipendenti la BCE non riescano ad espletare il suo operato con diligenza. Attenzione, fanno anche altro. Non cercano solamente di mantenere la stabilità dei prezzi, ma vigilano sulle grandi banche dell’Eurozona per garantirne la solidità patrimoniale, a beneficio dell’intera stabilità economica e finanziaria. Ma che Lagarde e sottoposti abbiano toppato, è fuori di dubbio. Non lo dice l’uomo della strada, bensì una stessa risoluzione dell’Europarlamento di qualche settimana fa.
Per la prima volta, i deputati hanno chiesto conto a Francoforte sul suo operato e sulla validità dei modelli previsionali utilizzati.
Ai dipendenti BCE serve autocritica
Davvero la BCE ha bisogno di 4.300 dipendenti senza riuscire a prevedere per tempo le criticità per l’economia nell’Eurozona? E’ stato corretto il segnale inviato ai cittadini con gli aumenti retributivi, come dire che alla banca centrale si possano sbagliare in modo clamoroso i calcoli e strappare trattamenti più alti in barba ai danni provocati ai comuni cittadini? La fiducia per un istituto che batte moneta è essenziale. Se coloro che ne subiscono le decisioni, si convincessero che si tratti di un carrozzone pubblico, anziché di un ente deputato a garantire la stabilità del loro potere di acquisto, sarebbe grave per la stessa efficacia della politica monetaria. Senza volontà denigratoria, all’Eurotower converrebbe mostrarsi più sensibili a quel che pensa il mondo fuori dalle sue mura dorate.
Il caso è tanto più dubbio, se si pensa che un sondaggio pubblicato un anno fa e condotto tra gli stessi dipendenti della BCE abbia esitato risultati negativi circa l’operato di Lagarde, la cui gestione è stata giudicata autoreferenziale e politicizzata. C’è stato sin da subito il sospetto che la bocciatura fosse dovuta ai mancati aumenti degli stipendi. Se così fosse, saremmo dinnanzi a un contentino per mettere a tacere il malcontento interno. Ma ciò farebbe scattare le critiche sull’autoreferenzialità anche degli stessi funzionari, i quali pretendono miglioramenti retributivi sconnessi dai risultati. Il contrario di quanto vadano predicando nei loro numerosi e spesso superflui pamphlet.