Al Sud il reddito è quasi la metà di quello del Nord-Ovest
Se passassimo dai dati nazionali a quelli per le macro-aree, ne vedremmo delle belle. Il Sud, infatti, aveva nel 2015 un pil pro-capite di appena 17.800 euro, il 44,2% più basso di quello del Centro-Nord. Il più elevato si registra nel Nord-Ovest con 33.400 euro, seguito dai 32.300 del Nord-Est e dai 29.300 euro del Centro. L’unica area, però, dove il pil pro-capite risulta cresciuto dal 2011 è il Nord-Est, dove si attestava a 31.900 euro un lustro fa.
Questi ultimi sono dati Istat, che mettono in luce anche un traino delle esportazioni da parte del Sud, dove sono cresciute lo scorso anno del 10,6%, 20 volte in più della media nazionale (+0,5%), mentre si sono contratte nel Nord-Est (-0,8%) e nel Nord-Ovest e Centro sono aumentate solo dell’1,5%. Ma nelle Isole maggiori, c’è stato un crollo 21,3%. (Leggi anche: Licenziare i dipendenti pubblici, il nuovo partito per risolvere la crisi)
Ora, considerando che le regioni meridionali siano scarsamente popolate da imprese, specie ad alto valore aggiunto, e che l’incidenza dei dipendenti pubblici sul totale degli occupati è più alta che nel resto d’Italia, non è difficile ipotizzare che qui la spesa pubblica possa costituire anche più dei due terzi del reddito complessivo. Se da un lato consente all’economia del Sud di mantenere a stento standard di vita occidentali, dall’altro rappresenta un grosso limite al suo rilancio.