Il 12 marzo 2024 ha segnato un punto di svolta cruciale per l’architettura e l’urbanistica europea con l’adozione della direttiva “Case Green” dal Parlamento Europeo. Un provvedimento ambizioso che non mira soltanto a rinnovare il volto delle città del Vecchio Continente. Ma che si pone al centro della battaglia contro il riscaldamento globale. Delineando così un futuro in cui gli edifici non saranno più fonti di emissione di gas serra.
La direttiva prefigura un cambiamento radicale nel modo di concepire, costruire e ristrutturare gli immobili, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Questo percorso di trasformazione prevede rigidi criteri di efficienza energetica e l’introduzione di tecnologie innovative per ridurre l’impatto ambientale delle costruzioni. Tuttavia, una domanda sorge spontanea: quali sono gli “immobili esclusi dalla direttiva green” e come si inseriscono in questo ambizioso quadro di rinnovamento?
La risposta a queste domanda è fondamentale per comprendere a pieno la portata e i limiti dell’iniziativa, delineando chiaramente le sfide e le opportunità che il futuro riserva al settore edilizio europeo e soprattutto ai proprietari degli immobili.
Direttiva green, il passaggio graduale al verde
Il countdown per l’inizio lavori case green, dunque, è iniziato. La marcia verso la sostenibilità ambientale sta accelerando in Europa, imponendo nuovi e stringenti obblighi per il settore edilizio. La roadmap fissata per il 2030 richiede che ogni nuova costruzione si allinei agli standard di emissione zero, un traguardo ambizioso che mira a ridurre drasticamente l’impatto climatico degli immobili.
Parallelamente, si è stabilito un percorso graduale di miglioramento per gli edifici residenziali esistenti, che dovranno raggiungere almeno la classe energetica E entro il 2030 e la classe D entro il 2033. Gli standard si fanno ancora più rigorosi per gli edifici non residenziali e pubblici, con scadenze fissate al 2027 e al 2030 per ottemperare agli stessi livelli di efficienza.
La novità del “passaporto case green” rappresenta un’ulteriore innovazione: questo documento registrerà gli interventi effettuati e quelli necessari per l’evoluzione verde dell’immobile.
Per i proprietari, il tempo per adeguarsi è cominciato. Questo implica una profonda rivalutazione delle proprie proprietà sotto il profilo dell’efficienza energetica, valutando gli investimenti necessari e le migliori strategie da adottare.
La transizione verso la sostenibilità implicherà investimenti significativi e una rivisitazione delle abitudini costruttive e di gestione, promuovendo l’adozione di tecnologie all’avanguardia come l’installazione di pannelli solari e la progressiva dismissione dei combustibili fossili.
A ogni modo ci sono immobili esclusi dalla direttiva green o quanto meno che dovranno essere tutelati. Quindi, non tutti il patrimonio immobiliare attuale dovrà essere oggetto in interventi edilizi.
Tutelati gli immobili storici
Secondo quanto dice il testo della direttiva case green, un’importante eccezione riguarda il trattamento degli immobili di valore storico e architettonico. La normativa riconosce l’importanza cruciale di preservare il patrimonio culturale, stabilendo che ogni intervento di ristrutturazione su monumenti e siti debba avvenire nel pieno rispetto delle norme nazionali e internazionali di conservazione. Tra queste, spicca la Carta di Venezia del 1964. Un documento fondamentale che sottolinea l’importanza di mantenere l’integrità architettonica e storica dei monumenti durante i lavori di restauro.
Per quanto poi riguarda quegli edifici che, pur non essendo protetti ufficialmente come monumenti, rivestono un significativo interesse storico o architettonico, gli Stati membri sono chiamati a definire criteri su misura che permettano l’applicazione delle classi di prestazione energetica più elevate possibili.
Tali criteri devono essere tecnicamente realizzabili, funzionalmente appropriati e economicamente sostenibili, senza che questo comporti un sacrificio del carattere e del valore estetico degli edifici in questione.
Gli immobili esclusi dalla direttiva green
È altresì stabilito che gli Stati membri possono decidere di non fissare o di non applicare i requisiti richiesti dalla direttiva per alcuni immobili.
- edifici adibiti a luoghi di culto e allo svolgimento di attività religiose;
- fabbricati temporanei con un tempo di utilizzo non superiore a due anni, siti industriali, officine, depositi ed edifici di servizio non residenziali a bassissimo fabbisogno energetico e di riscaldamento o raffrescamento, stazioni di approvvigionamento infrastrutturale, quali stazioni di trasformazione, sottostazioni, impianti di controllo della pressione, costruzioni ferroviarie, nonché edifici agricoli non residenziali utilizzati in un settore disciplinato da un accordo nazionale settoriale sulla prestazione energetica;
- edifici residenziali che sono usati o sono destinati ad essere usati meno di quattro mesi all’anno o, in alternativa, per un periodo limitato dell’anno e con un consumo energetico previsto inferiore al 25% del consumo che risulterebbe dall’uso durante l’intero anno;
- fabbricati indipendenti con una superficie calpestabile totale inferiore a 50 mq.
Riassumendo…
- l’Europa, con la nuova direttiva case green, chiede agli Stati membri un passaggio graduale al rinnovamento del parco immobiliare esistente
- un rinnovamento basato sul miglioramento dell’efficienze energetica degli edifici (residenziali e NON residenziali)
- l’obiettivo è arrivare nel 2050 ad avere un parco immobiliare a zero emissioni
- ci sono alcuni immobili esclusi dalla direttiva green.