Si tratta ancora soltanto di una proposta di legge che aspetta l’approvazione del Parlamento; se la legge dovesse essere approvata, però, finalmente sarebbero riconosciuti i diritti di chi soffre di dismenorrea, i dolori legati al ciclo mestruale. Ovviamente non tutte le donne, solo perché in “quei giorni del mese” potranno fruire dei permessi che la legge prevede.
Per poter assentarsi dal lavoro, infatti, ci sarà bisogno del certificato medico che attesti che soffra di dolori mestruali. Questo problema che, per ovvi motivi colpisce soltanto le donne con un ciclo mestruale particolarmente doloroso.
Quali sono oggi i diritti delle donne che soffrono di dolori mestruale come potrebbero cambiare con l’approvazione della proposta di legge? Al momento una donna che soffre di dismenorrea deve farsi rilasciare dal medico curante un certificato di malattia per indisposizione, come farebbe in caso di influenza o raffreddore poiché ancora non si riconosce per legge il congedo mestruale. E questo iter deve essere ripetuto tutti i mesi se il ciclo è sempre doloroso.
Con l’approvazione della proposta di legge, invece, le donne con un ciclo mestruale particolarmente doloroso porranno avere a disposizione 3 giorni al mese di congedo per dismenorrea senza riduzione della retribuzione. Secondo la legge in discussione al Parlamento la dismenorrea “non può essere equiparato alle altre cause di impossibilità della prestazione lavorativa e la relativa indennità che spetta alla donna lavoratrice non può essere computata economicamente, né a fini retributivi né contributivi, all’indennità per malattia”.
Congedo mestruale a chi spetta?
Non tutte le donne soffrono allo stesso modo per i dolori del ciclo mestruale, alcune li sopportano meglio di altre, alcune, invece, hanno solo fastidi lievi.
- il diritto di astenersi per 3 giorni al mese dal lavoro
- retribuzione al 100% durante l’astensione dal lavoro
- diritto al congedo dietro presentazione di certificazione medica da rinnovare entro il 31 dicembre di ogni anno
- il congedo mestruale si applica a qualsiasi contratto di lavoro abbia la donna, sia subordinato che parasubordinato, a tempo pieno o parziale, determinato o indeterminato e anche per i contratti a progetto.