Diritti TV serie A, perché la distribuzione in Italia è meno equa che all’estero?

I diritti televisivi di calcio nella serie A vengono suddivisi in maniera meno equa che negli altri campionati europei. Vediamo di capire perché.
7 anni fa
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La Francia punta a maggiore equità

Infine, uno sguardo alla Ligue 1. Qui, gli incassi sono esplosi negli ultimi anni, man mano che il campionato francese ha iniziato ad acquistare prestigio. Ad oggi, le squadre più blasonate (Paris Saint-Germain, Olympique Lion e Olympique Marseille) si suddividono da sole il 60% dei diritti TV, ma a partire dalla prossima stagione verrà adottato un modello più equo di ripartizione, che allargando la quota fissa, prevede che l’ultima squadra in graduatoria nel giro di tre anni non possa incassare meno di un terzo della prima.

Che cosa scopriamo da questa carrellata di numeri? La serie A risulta il campionato calcistico meno egualitario d’Europa, almeno di quella che conta, dal punto di vista della distribuzione dei proventi dei diritti TV, mentre il più equo è quello inglese, seguito da quello tedesco. Che giudizio di valore possiamo esprimere su tali dati?

Apparentemente, in Europa prevale la tendenza a distribuire più equamente gli incassi derivanti dalla vendita dei diritti TV, nel tentativo di rianimare campionati spesso caratterizzati da un’assenza di reale competizione, data la debolezza della stragrande maggioranza dei club partecipanti, per cui la corsa per lo scudetto si riduce a una lotta tra due o massimo tre squadre, rischiando di allontanare abbonati e tifosi dallo stadio e dalla stessa TV.

Perché la serie A è più iniqua

E perché in Italia continua a prevalere un diverso trend, improntato alla maggiore iniquità? Pare che il legislatore abbia voluto privilegiare un altro aspetto, ovvero la necessità di rafforzare le squadre realmente competitive nelle gare internazionali, le quali se private di risorse, rischiano di non tenere testa alle grandi inglesi, spagnole o tedesche, i cui incassi sono mediamente molto più elevati dei club di casa nostra.

Dunque, sminuire il campionato per avere più chances in Europa? Il trade-off tra serie A da una parte e Champions ed Europa League dall’altro esiste, anche se il problema vero per il nostro campionato sta nella scarsa capacità delle nostre squadre di fatturare con gli abbonamenti, i biglietti e il merchandising.

In altre parole, la Premier League può permettersi di essere più equa nella distribuzione dei diritti TV, perché questi incidono meno di quanto non facciano in Italia sulla torta totale delle entrate. (Leggi anche: Calcio, business Champions ed Europa League: cosa conta di più?)

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

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