Diritto di torta e di tappo, la legge è chiara e al ristorante l’italiano non pensi di essere a casa sua

Il diritto di torta e quello di tappo sono disciplinati dalla legge. Al ristorante troppo spesso pensiamo di essere a casa nostra, non è così.
2 mesi fa
3 minuti di lettura
Diritto di torta e di tappo al ristorante
Diritto di torta e di tappo al ristorante © Licenza Creative Commons

Non passa estate senza polemiche sugli eccessi di zelo di qualche ristoratore, albergatore o stabilimento balneare. E nel mese di agosto, quasi sul finire, si è guadagnato le prime pagine dei quotidiani e dei siti d’informazione online il “diritto di torta” di Arezzo. Una famiglia festeggia un evento e si presentano in tredici per una cena. Portano una torta acquistata in pasticceria e chiedono al ristoratore se possono consumarla a fine banchetto, ottenendo una risposta affermativa. A fine serata, l’amaro in bocca: 58,50 euro, che fanno 4,50 euro a testa.

E’ il costo inserito alla voce “dolci” nello scontrino complessivo di circa 650 euro.

Cos’è diritto di torta e tappo

La notizia ha fatto il giro del web e subito si è aperto il dibattito: è giusto fare pagare al cliente il taglio della torta? E quanto dovrebbe costare? Vediamo se esistono leggi al riguardo ed eventualmente cosa dicono. Le normative in materia di Haccp, cioè relative alle procedure per la salubrità degli alimenti, affrontano il cosiddetto “diritto di torta” e il “diritto di tappo”. Si tratta del servizio offerto dal ristoratore al cliente per taglio e impiattamento di un dolce portato da fuori per consentirne la consumazione presso il suo locale. Nel secondo caso, il servizio riguarda l’apertura e il versamento di una bottiglia di alcolici, sempre portata dall’esterno.

Non esiste alcun obbligo in capo al ristoratore. Esso può legittimamente rifiutarsi di servire cibi e bevande non propri. Ed è naturale che gli venga consentito tale rifiuto: il servizio avverrebbe a discapito dei propri prodotti. Tuttavia, nella generalità dei casi i ristoratori consentono al cliente di portare qualcosa da fuori, anche se in concorrenza alla propria offerta. Lo fa per aumentare le probabilità di organizzare eventi, in sostanza per accrescere le proprie stesse vendite. Tu festeggi il compleanno da noi e ti diamo la possibilità di portare la torta o lo spumante da fuori.

Munirsi di scontrino

Attenzione, perché il diritto di torta e di tappo può avvenire dietro il rispetto di precise condizioni. Il ristoratore deve pretendere dal cliente lo scontrino attestante l’acquisto esterno. Ciò è dovuto per sgravarsi della responsabilità derivante dalla consumazione. Ad esempio, immaginate che un dolce contenga un ingrediente a cui uno degli avventori è allergico. Questi può giustamente chiedere conto al ristoratore di quanto gli è stato servito, ma in presenza dello scontrino la responsabilità non sarebbe più propria. E lo stesso dicasi per le bevande.

Dunque, possibile portare un dolce o un liquore fatti in casa? Le regole lo vieterebbero. In assenza di scontrino, infatti, la responsabilità per eventuali conseguenze derivanti dalla consumazione ricadrebbero sul ristoratore. In qualche caso, comunque, questi accetta ugualmente di offrire il servizio, ma facendo firmare al cliente una liberatoria con cui scarica le proprie responsabilità.

Il prezzo è giusto?

Altra questione attiene al costo del diritto di torta e tappo. Quale sarebbe quello equo? Non esistono norme a tale riguardo. E’ evidente che il legislatore non possa imporre un tariffario per un servizio privato, tra l’altro non certo di prima necessità. Il ristoratore di Arezzo, fisicamente non presente nella serata incriminata, ha ammesso che il costo caricato sullo scontrino sarebbe stato “eccessivo”. Di fatto, con 4,50 euro a testa ci si compra quasi il dolce. Sostenere che questo sia il costo sostenuto tra lavoro e posate, appare grossolano. In media, comunque, si va dai 2,50 ai 5 euro a persona. Tenete conto che nel caso di Arezzo non era stato richiesto il coperto sulle tredici consumazioni.

Diritto di torta, occhio a pubblicità negativa

D’altra parte, il diritto di torta non implica che il cliente possa ottenere il servizio a basso costo o senza spese, né che sia sgravato dal dovere di informarsi tempestivamente sulla loro entità.

Quando andiamo al ristorante, mettiamoci in testa di non essere a casa nostra. Non possiamo pensare di farci servire prodotti non del locale gratuitamente o che il ristoratore abbia l’obbligo di ottemperare ad ogni nostra richiesta. Vero è che, però, specie durante l’alta stagione assistiamo costantemente ad episodi al limite del ridicolo, come il bar che impedisce ad un bambino di andare in bagno, in quanto non cliente. Formalmente, ineccepibile per la Cassazione. Nei fatti, una pessima operazione di marketing. Spesso si pensa di essere bravi imprenditori spillando fino all’ultimo centesimo dal portafogli del cliente, mentre sarebbe più saggio non eccedere con l’avidità. La cattiva pubblicità va a discapito dei profitti futuri.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

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