Il Tar del Lazio ha bocciato il ricorso del Silb_Fipe (Associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo): le discoteche restano chiuse. La decisione imposta dal Governo per porre un freno ai contagi Covid è stata ritenuta legittima. Ecco i prossimi scenari plausibili.
Al momento l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza prevede la chiusura fino al 7 settembre (salvo ulteriori proroghe).
No alla riapertura delle discoteche: quali aiuti e quale futuro per chi lavora nel settore
L’associazione aveva preso le distanze dal collegamento discoteche-aumento contagi Covid, specificando che non si sentiva responsabile posto che gli assembramenti sono sotto gli occhi di tutti ovunque, dalla spiaggia ai bar regolarmente aperti.
E sarebbe sicuramente riduttivo e semplicistico limitare le reazioni relative alla chiusura delle discoteche a quelle dei ragazzi che le frequentano e che vorrebbero ballare al grido di “non c’è Covid””! C’è anche un altro rischio che l’Associazione ha messo in evidenza: i giovani che amano ballare non ci rinunceranno ma potrebbero verosimilmente ritrovarsi in feste private in ville a zero controlli.
Il settore impiega oltre 100 mila dipendenti quindi la questione è ben più grave: secondo le stime si teme una perdita di oltre 4 miliardi di euro di fatturato. Il 70% dei locali non ha mai riaperto da dopo la quarantena e, in questo scenario, è difficile prevedere quando ci saranno possibilità concrete di ripartire.
Partiamo dunque dalla ragioni del Tar che ha respinto il ricorso: i giudici hanno ritenuta la richiesta “recessiva rispetto all’interesse pubblico e alla tutela della salute nel contesto della grave epidemia in atto”.
Nel frattempo il premier Conte ha spiegato che il governo, consapevole di come sia “impensabile che in una discoteca si possano mantenere distanze e indossare le mascherine” non abbia mai autorizzato la riapertura delle discoteche nel Dpcm del 7 agosto scorso.
Per quanto riguarda gli aiuti messi a disposizione per sostenere i gestori di discoteche, il Tar ha fatto riferimento ad una volontà comune “della Conferenza dei presidenti delle regioni e del Ministero dello sviluppo economico di aprire con immediatezza un tavolo di confronto con le Associazioni di categoria, al fine di individuare gli interventi economici di sostegno nazionali al settore”.
Al netto di questo “tamponamento temporaneo” probabilmente urge un modo per reinventare questi ambienti in modo che possano essere aperti in una nuova veste compatibile al Covid.