Dal mercato del lavoro non arrivano quasi mai, per non dire mai, notizie positive riguardanti l’Italia, che vanta tra i più bassi tassi di occupazione nelle economie avanzate, bassi livelli di produttività, alta disoccupazione e una infima partecipazione delle donne, la cui carriera professionale risulta tra le meno longeve di tutta Europa. Eppure, quando siamo alla vigilia della Giornata Internazionale delle Donne, possiamo offrirvi con soddisfazione almeno un dato: le lavoratrici italiane sono le meno discriminate nel Vecchio Continente sulla base della retribuzione.
Fatto 100 lo stipendio medio di un lavoratore maschio europeo, una donna percepirebbe appena 84. In Italia, su 100 euro percepiti da un uomo, una donna ne porta a casa quasi 96. Le disparità di genere, quindi, almeno sul piano retributivo, sembrano essere nel nostro paese di gran lunga più basse che altrove. (Leggi anche: Disparità di genere al lavoro? Donne islandesi scioperano alle 14.38)
Imprenditori italiani meno maschilisti?
Il distacco maggiore tra le buste paga di un uomo e quelle di una donna si hanno, invece, in Estonia (26,9%), Repubblica Ceca (22,5%), Germania (22%), Austria (21,7%) e Regno Unito (20,8%). Fa impressione notare come persino la Scandinavia, considerata molto progredita in tema di lotta alle disuguaglianze di ogni tipo, registri disparità di genere relativamente elevate: a circa il 14% in Svezia, al 17% in Finlandia e al 15% in Danimarca.
Datori di lavoro italiani più virtuosi dei concorrenti stranieri? Uhm, la spiegazione è un po’ più complessa. Il dato positivo dell’Italia risente dell’incidenza elevata che ha da noi l’impiego pubblico. Infatti, distinguendo tra settore pubblico e settore privato, scopriamo che le donne vengono pagate meno dei colleghi maschi nel primo di appena il 2,9%, ma di ben il 19% nel secondo.