Pochi investitori si arricchiscono, risparmiatori languono
Né tale denaro a bassissimo costo è stato per lo più impiegato a fini produttivi, essendo stato ad oggi conveniente investirlo sui mercati finanziari per ottenere laute plusvalenze in poco o pochissimo tempo. Chi ha avuto la possibilità di prendere in prestito grosse somme a interessi ridicoli, ha potuto, quindi, farle fruttare con l’acquisto di titoli, arricchendosi. Per le famiglie più povere o anche della classe media, così come per le piccole e medie imprese, non è cambiato quasi nulla.
Anzi, chi oggi risparmia viene sonoramente punito, non potendo spuntare alla banca o al mercato alcun rendimento, se non spostandosi verso assets sempre più rischiosi.
Capitalismo finito
Dunque, gli stimoli delle banche centrali stanno accrescendo le diseguaglianze sociali, senza che queste riflettano un maggiore apporto alla produzione da parte di chi si stia arricchendo. E’ la morte del capitalismo e il ritorno quasi a un feudalesimo “finanziario”, dove non già il merito, ma l’appartenenza a una classe sociale sarebbe in sé il fattore principale di redistribuzione della ricchezza.
Le conseguenze di questa follia propinata dai governi e dai banchieri centrali si stanno materializzando in una crisi politica profonda e in una delegittimazione crescente delle istituzioni.