Di divorzio e reddito di cittadinanza si è parlato molto in merito alle finte richieste di separazione miranti ad ottenere il requisito di residenza per il sussidio. Rischio al quale il Governo ha posto un freno non dando valore alle richieste di cambio di residenza degli ultimi tre mesi.
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In questa sede affrontiamo il discorso “divorzio e reddito di cittadinanza” sotto un altro profilo.
C’è infatti un possibile effetto collaterale del reddito di cittadinanza che, qualora non dovessero intervenire correttivi, potrebbe causare per molte donne divorziate la perdita del diritto agli alimenti sollevando al contempo circa 400 mila ex mariti dall’obbligo di versamento mensile.
A spiegare lo scenario con un esempio pratico è stato l’avvocato Lorenzo Puglisi, presidente dell’Associazione Family Legal: “Qualora il reddito del nucleo familiare della donna separata o divorziata sia inferiore a 9.360 euro e in presenza di tutti gli altri requisiti l’ex moglie potrebbe potenzialmente avere accesso al reddito di cittadinanza, sollevando di fatto l’ex coniuge quantomeno dall’onere di fornire un assegno di sussistenza. Parliamo, a conti fatti, di circa 400.000 mariti che potrebbero mettere in discussione il proprio onere di mantenimento, facendo leva sul nuovo sussidio fornito dallo Stato”.
Dunque se la donna rientra nei requisiti economici per avere il diritto al rdc potrebbe perdere quello al mantenimento. I numeri parlano chiaro spiegando che si tratta di un rischio tutt’altro che marginale: oggi delle oltre 990 mila donne italiane separate o divorziate, il 40% circa è disoccupata e con un Isee inferiore a 9.360 euro.
Si richiama in questo contesto quanto previsto dalla sentenza della Cassazione dello scorso luglio che ha stabilito che il mantenimento mensile è dovuto all’ex coniuge quando “quest‘ultimo non ha mezzi adeguati o comunque non può procurarseli per ragioni oggettive”.