Una proposta di legge presentata in Parlamento da Forza Italia ha aperto il dibattito attorno alla questione degli sprechi alimentari. Il deputato Giandiego Gatta vuole rendere obbligatoria il “doggy bag”, ossia la busta con gli avanzi nei ristoranti. E’ una pratica che si sta diffondendo anche in Italia negli ultimi anni, pur restando meno popolare che all’estero. I ristoratori hanno notato un aumento delle richieste dopo la crisi economica del 2008-’09. Evidentemente, certa sensibilità è dipesa anche dalle maggiori restrizioni dei bilanci familiari.
Sprechi alimentari ancora altissimi in Italia
Finché chiameremo questa pratica “doggy bag”, letteralmente “busta del cane”, forse l’accezione negativa rimarrà un freno per molti clienti. Da un sondaggio realizzato dall’istituto Ixè per Coldiretti nel 2022 è emerso che il 39% degli italiani chiederebbero di portare a casa gli avanzi. Letta al contrario, più di sei italiani su dieci non lo fanno. Perché? Da noi è considerato motivo di imbarazzo, se non persino un atto di scarsa educazione. All’estero, vale il contrario. Negli Stati Uniti è in uso da un’ottantina di anni e in Francia è obbligatoria per i ristoranti sopra 180 coperti.
La lotta agli sprechi alimentari è uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. In Italia, buttiamo nell’immondizia qualcosa come 65 kg di cibo all’anno a testa. Fanno oltre 3,8 milioni di tonnellate in tutto. Immorale e anche dannoso per le nostre finanze. Basterebbe comprare con più diligenza per evitarlo. Ma il peggio accade proprio nei ristoranti, dove viene buttato il 50% di tutto ciò che si cucina.
Obbligo della doggy bank, cosa significa
Cosa significa rendere obbligatoria la pratica del “doggy bag”? Esiste ancora qualche dubbio, in attesa che la proposta di legge venga discussa e magari approvata. Secondo un’interpretazione soft, si tratterebbe più semplicemente dell’obbligo per il ristoratore di fornire il cibo avanzato nei piatti su richiesta del cliente e posto in apposite vaschette di alluminio.
Se passa la prima interpretazione, il ristoratore avrebbe solo l’obbligo di rispondere positivamente alla richiesta del cliente, non potendosi esimere dal farlo, magari accampando come scusa di avere finito le vaschette. Se passa la seconda, egli dovrebbe sempre preparare il “doggy bag” per tutti i clienti. La categoria teme di dover perdere tempo per adempiere a un simile obbligo e di dover aumentare i prezzi del menu per i maggiori costi che esso comporterebbe.
Metà cibo nei ristoranti finisce nel bidone
Le preoccupazioni degli addetti ai lavori sono del tutto legittime e persino condivisibili, almeno nella parte relativa alla perdita di tempo e denaro. Anche perché titolari e camerieri sostengono che siano i clienti a mostrare scarsa sensibilità al tema. D’altra parte, il cliente paga una certa cifra per mangiare una data porzione di cibo. Avrà pure il diritto di portarsela a casa se non riuscisse a consumarla per intero? E il vero problema, ad essere sinceri, non riguarda gli avanzi nei piatti. Paradossalmente, la proposta di legge sul “doggy bag” non interviene là dove gli sprechi alimentari sono più alti: nelle cerimonie.
Avete idea di quanto cibo si sprechi in occasione di matrimoni, cresime, prime comunioni, battesimi, compleanni o altri festeggiamenti? Basterebbe farsi un giro in cucina per capirlo. Ma la proposta di Forza Italia non riguarderebbe questi avanzi all’infuori dei piatti. E’ qui, però, che bisognerebbe intervenire con campagne di sensibilizzazione tra le famiglie, non certo con un obbligo di legge. Chiedere al ristoratore di portare a casa le pietanze in eccesso non deve essere vissuto quale motivo di vergogna, bensì come segno di intelligenza.
Perché l’italiano si vergogna del doggy bank
Per quale ragione gli italiani si vergognano ancora così tanto del “doggy bag”? Chiamiamola sindrome dell’arricchito. Eravamo una società semplice e relativamente austera fino a non troppi decenni fa. Oggi abbiamo la fortuna di essere un Paese moderno e avanzato, ma tendiamo a prendere le distanze nei modi di fare e di ragionare rispetto alle nostre origini più umili quasi per segnalare l’emancipazione avvenuta. E gli sprechi alimentari sono ancora spesso associati ad abbondanza, ricchezza. Richiedere gli avanzi per casa equivale, invece, a fare la figura dei poveracci.
Modi di pensare che non hanno più alcun senso. Proprio perché abbiamo la fortuna di vivere nel benessere, non abbiamo bisogno di ostentarlo con ragionamenti inutili. Anche perché se c’è una cosa che può essere definita cafona, è fare a gara su chi abbia più soldi con il cibo. La proposta di legge è probabile che passi nella versione più soft o che non veda altrimenti la luce. E’ triste constatare che la lotta agli sprechi alimentari debba passare necessariamente per obblighi normativi, i quali finiscono sempre per essere ridondanti e poco applicabili. L’italiano dovrebbe usare di più il buon senso, partendo dalle abitudini quotidiane apparentemente più innocue.