Anche chi ha la donna delle pulizie una volta a settimana, o anche meno di frequente, e non tutti i giorni, non è esonerato dal regolarizzare il lavoro domestico. Una recente pronuncia della Cassazione ha stabilito il diritto del lavoratore a rivendicare l’esistenza di un rapporto di lavoro dipendente anche senza che vi sia una continuità giornaliera nelle prestazioni. La sentenza, di pochi giorni fa, è destinata a fare scuola e rischia di complicare la situazione per molte famiglie che, forti del requisito di saltuarietà della prestazione, pensavano di non essere tenute ad assumere la domestica come lavoratrice dipendente.
Donna delle pulizie una volta a settimana: è lavoro dipendente o a chiamata?
Non serve che la donna delle pulizia lavori tutti i giorni perché sia considerata dipendente: quello che rileva è che la prestazione abbia carattere di continuità, anche se a cadenza periodica (una volta a settimana, solo mattina o solo pomeriggio etc). I giudici della Suprema Corte, infatti, hanno stabilito che il lavoro dipendente si può prestare anche part time o a giorni non continuativi e a chiamata. Avere una domestica alle proprie dipendenze comporta degli oneri anche a livello fiscale ed economico. La conseguenza maggiore è che la donna delle pulizie potrebbe, entro 5 anni dalla cessazione del lavoro, agire presso l’Ispettorato del lavoro o anche direttamente in tribunale, per ottenere l’accertamento dell’esistenza del vincolo di subordinazione nel rapporto di lavoro.
L’accertamento del rapporto di lavoro dipendente ha conseguenze di tipo economico e fiscale: in primis comporta il pagamento delle retribuzioni arretrate che non è possibile dimostrare più quello delle differenze retributive se il compenso accordato risulta essere inferiore a quello previsto dai contratti collettivi.
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