Dalla Thatcher alla Merkel, le donne in politica non sono il “gentil” sesso

Donne in politica spesso una scommessa vincente, anche se qualche esperienza lascia l'amaro in bocca. Ecco le figure più rappresentative degli ultimi decenni.
7 anni fa
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Mentre l’Italia si avvicina alle elezioni politiche senza conoscere ancora ufficialmente almeno uno dei candidati premier per i principali schieramenti, la politica sembra essere stata investita da un vento di ringiovanimento nel mondo (Macron, Tsipras, Trudeau, etc.) e anche da una presenza femminile ai vertici dei partiti e delle istituzioni sempre più influente. Domenica prossima, ad esempio, la Germania dovrebbe consegnare alla cancelliera Angela Merkel l’ambito quarto mandato, che la farebbe entrare nella storia tedesca e non solo, governando senza interruzioni già dal 2005.

La donna è divenuta ormai il simbolo di tutta la UE, essendone il volto nelle trattative interne e nelle relazioni tra Bruxelles e il resto del mondo. L’ex presidente americano Barack Obama, nel pieno della crisi del debito sovrano in Europa, face trapelare la confusione che regnava alla Casa Bianca, quando non si sapeva a chi rivolgersi per colloquiare con esponenti politici del Vecchio Continente. Tagliando la testa al toro, emerse che dallo Studio Ovale si optò strategicamente per interloquire con Frau Merkel, percepita come leader credibile e rappresentativo di tutta la UE. (Leggi anche: Ecco come Frau Merkel rafforzerà la sua leadership in Europa)

Il suo carattere cocciuto, la sua capacità di resistere alle critiche di decine di governi europei da un lato e di trovare soluzioni di compromesso dall’altro, ne hanno fatto una nuova Lady di Ferro. E il pensiero di tutti corre, infatti, a un’altra donna influente della politica passata, una figura divisiva anche dopo la morte: Margaret Thatcher. Divenne premier nel maggio del 1979 e vi rimase fino al novembre del 1990. Sotto di lei, si è soliti scrivere, il Regno Unito venne rivoltato come un calzino: privatizzazioni, tagli alla spesa pubblica, abbassamento delle tasse, liberalizzazioni e lotta all’inflazione furono i punti programmatici salienti del suo programma di governo. Odiata a sinistra e dai sindacati (i minatori hanno conosciuto sulla loro pelle quanto tenace fosse la prima donna premier britannica), è diventato un simbolo quasi intoccabile per il mondo conservatore di tutto il mondo.

A proposito, l’appellativo “Lady di Ferro” le fu affibbiato dalla stampa dell’allora Unione Sovietica per rimarcare il suo carattere alquanto spigoloso con l’impero comunista. (Leggi anche: Margaret Thatcher, la Lady di Ferro che disse “no” all’euro)

Un’altra donna a capo del governo è rimasta nell’immaginario collettivo quale figura carismatica e al tempo stesso segno di forza. Parliamo dell’israeliana Golda Meir, esponente laburista, che governò 5 anni dal 1969 al 1974, ma in tempi piuttosto difficili per lo stato d’Israele, nato da appena un ventennio. Dovette affrontare la guerra del Kippur, il confronto militare con Egitto e Siria, la strage di Monaco del 1972, quando 11 atleti israeliani furono uccisi per mano terrorista, e la crisi petrolifera del 1973. Di lei oggi si dice ironicamente a Tel Aviv che sia stata “l’unico vero uomo” del paese.

Altra figura molto controversa e battagliera è stata Cristina Fernandez de Kirchner, presidente dell’Argentina dal 2007 al 2015, succedendo al marito Nestor, che morì dopo un solo mandato. Esponente del peronismo di sinistra, sotto di lei Buenos Aires si è isolata sul piano finanziario e degli stessi rapporti diplomatici, legandosi sostanzialmente solo alle altre economie latino-americane, oltre che a Cina e Russia in funzione anti-USA. Nonostante le difficoltà dell’economia argentina, ha saputo farsi interprete di quella parte del paese che vede male il capitalismo occidentale e che ambisce a un modello alternativo. La donna è rimasta in campo, avendo fondato di recente un suo partito, con il quale intende tornare a Casa Rosada.

In tema di donne forti e dal carattere non facile troviamo Julia Tymoshenko, premier ucraina nel 2005 e tornata al governo tra la fine del 2007 e il marzo del 2010.

E’ stata una figura di riferimento per la cosiddetta Rivoluzione Arancione, quella che guidò le proteste nel 2005 per ottenere un cambio di regime e sottrarsi alla morsa della Russia. Proprio la sua scarsa capacità di mediazione tra i partiti della maggioranza ne decretarono la caduta del primo governo, mentre il secondo fu travolto dal suo strizzare l’occhio agli avversari nel tentativo di assicurarsi il placet di Mosca alla sua eventuale presidenza, così come dagli scandali giudiziari, che la toccarono in prima persona, tanto da subire gli arresti dal 2011 al 2014 con l’accusa di avere nociuto al bilancio nazionale, firmando un contratto troppo oneroso con la compagnia energetica russa Gazprom.

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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