Tre flop al femminile
Non tutte le ciambelle riescono col buco, però. Anche tra le donne si registrano alcuni flop clamorosi. Prendiamo Hillary Clinton, che un anno fa di questi tempi sembrava essere a un passo dal tornare alla Casa Bianca, ma non più come First Lady, bensì nelle vesti di primo “commander in chief” negli USA di sesso femminile. E alle elezioni presidenziali dell’8 novembre non si aspettava quasi nessuno, sondaggisti per primi, che a trionfare sarebbe stato nelle ore successive il rivale repubblicano Donald Trump.
Anche l’Europa ha avuto la sua donna presidente mancata. Trattasi di Marine Le Pen, che avrebbe avuto tutte le carte in regola per entrare all’Eliseo nel maggio scorso, riuscendo persino ad approdare al ballottaggio. La sua vittoria avrebbe messo in crisi la UE e l’euro e forse proprio la paura per l’ignoto tra gli elettori l’avrebbero danneggiata. Nel 2014 era riuscita a fare del suo appestato Fronte Nazionale il primo partito di Francia alle elezioni europee. Resta uno dei principali oppositori del presidente Emmanuel Macron, ma adesso fa molta meno paura in patria e all’estero. (Leggi anche: Ballottaggio Francia Macron-Le Pen)
E che dire di Theresa May? In carica come premier britannico da poco più di un anno, è la seconda donna a guidare un governo a Londra, anch’ella appartenente al Partito Conservatore della Thatcher. Diversamente da quest’ultima, però, a Downing Street non ci è arrivata tramite elezioni, bensì succedendo al dimissionario David Cameron, dopo la sconfitta subita al referendum sulla Brexit del giugno 2016.
E in Italia? Tra i partiti presenti in Parlamento, solo uno è guidato da una donna: Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Le probabilità che ella diventi anche premier rasentano lo zero, così come appare ancora abbastanza difficile che da qui a breve si abbia un premier a Palazzo Chigi. Ma la storia è molto mutevole. Nel 1978, una certa Signora Thatcher alla domanda se a Londra potesse esservi da lì a poco un premier donna rispondeva: “Non penso che il Regno Unito sia pronto a questo”. Un anno dopo s’insediava a Downing Street, restandoci per 11 anni e mezzo.