La corsa dell’oro sembra diventata inarrestabile. Il metallo giallo segna un rialzo annuale superiore al 30% e questa settimana ha segnato l’ennesimo record storico con prezzi spot sopra i 2.520 dollari e i futures per le consegne a dicembre oltre 2.560 dollari. Tanti fattori stanno concorrendo al trend, tra cui l’atteso taglio dei tassi di interesse negli Stati Uniti e presso le altre principali economie mondiali. Il successo dell’oro, tuttavia, rischia di offuscare quello non meno importante dell’argento.
Argento più legato alla produzione
Di argento si parla di meno per diverse ragioni. La prima è forse che non si tratta di un metallo oggetto di investimento come l’oro. E c’è da dire che le sue attuali quotazioni restano ben al di sotto dei massimi storici toccati nel marzo del 2011, quando sfiorarono i 47 dollari. Questo metallo è molto meno raro dell’oro, ma trova maggiore impiego. Grazie alla sua duttilità, è utilizzato in numerosi processi di produzione. Abbonda come componente nell’elettronica di consumo, è un conduttore fondamentale per le auto elettriche e persino nell’odontoiatria è molto noto.
Gold/silver ratio
Come capire se l’argento sia sopra- o sottovalutato? Gli analisti sono soliti fare riferimento al cosiddetto “gold/silver ratio“. E’ il rapporto tra quotazioni dell’oro e quelle dell’argento. In media, negli ultimi venti anni è stato di 68. Questo significa che ci sono volute 68 once di argento per comprarne una di oro. E adesso? Facendo il rapporto tra i prezzi odierni, arriviamo a 85. Servono molte più once di argento (+25%) per comprare un’oncia di oro rispetto alla media ventennale. In teoria, saremmo dinnanzi a un segnale “buy”.
Tuttavia, bisogna prendere con le pinze questo dato. Anzitutto, nessuno può affermare che il rapporto debba necessariamente riportarsi alla media storica. Secondariamente, esso potrebbe abbassarsi non solo per il rialzo dell’argento, ma anche per il deprezzamento dell’oro. In altre parole, può benissimo accadere che l’argento resti alle attuali quotazioni o, addirittura, arretri e il gold/silver ratio crolli per effetto di un calo delle quotazioni auree. Uno scenario un po’ estremo, considerato che il metallo giallo dovrebbe tornare a 2.000 dollari, perdendo il 20% rispetto ad oggi.
C’è pessimismo su economia globale
Il rapporto tra oro e argento viene monitorato quale segnale per capire lo stato di salute dell’economia mondiale. L’oro è il classico bene rifugio contro inflazione, crisi e tensioni geopolitiche. L’argento è maggiormente legato alla produzione, per cui risente del trend economico globale. Un rapporto elevato ci dice che c’è molta paura e/o che il mercato non sia ottimista sul futuro imminente dell’economia. Viceversa, il mercato starebbe scontando una fase di crescita senza tensioni rilevanti di alcun tipo.
In questo momento, il pianeta vive guerre estremamente sensibili sul piano geopolitico. Tra Russia e Ucraina, tra Israele e Hamas. E sebbene le probabilità che l’economia americana entri nei prossimi mesi in recessione siano scemate nelle ultime settimane, il rischio esiste anche solo guardando alla statistica. Per non parlare dell’inflazione, che resta sopra i target delle principali banche centrali, malgrado l’alto livello dei tassi. Cosa accadrà una volta che questi saranno tagliati? Su tutto aleggia lo spettro della deglobalizzazione in corso. Produzioni più vicine ai mercati di sbocco per sottrarsi ai rischi geopolitici implicano costi più alti, che saranno scaricati sui prezzi al consumo.
Argento trainato da transizione energetica
Resta il fatto che l’argento appaia un po’ sottotono rispetto alle sue potenzialità.