In data 24 giugno, conferma la Farnesina, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha incontrato l’ex governatore della BCE, Mario Draghi. Il faccia a faccia avrebbe riguardato i principali dossier sul tavolo di Bruxelles e legati essenzialmente alla gestione del post-emergenza Covid. Tuttavia, le speculazioni sul ruolo del banchiere centrale nel futuro dell’Italia si sprecano. Non è un mistero che egli sia accreditato come il più papabile successore di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, nel caso in cui il governo non arrivasse alla fine della legislatura.
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Cosa si saranno detti realmente Di Maio e Draghi, con il primo notoriamente insofferente verso il premier e scalpitante per tornare centrale all’interno del Movimento 5 Stelle? Che l’ex governatore abbia tutte le carte in regola per unire gran parte della politica e dei sentimenti nazionali attorno a sé nella veste di premier sembra fuori discussione, ma viene da chiedersi se sia così folle da volersi gettare in un dirupo quale sarebbe il suo ingresso a Palazzo Chigi.
La maggioranza che lo sosterrebbe sarebbe necessariamente composita e il precedente recente di Mario Monti suggerirebbe di evitare il bis. Ufficialmente, tutti lo sosterrebbero come premier, tranne forse proprio l’M5S o almeno una grossa parte di esso. Dall’opposizione, poi, Fratelli d’Italia si è detta indisponibile ad essere coinvolta in esperienze di governo senza passare per nuove elezioni politiche. Lo vedreste Draghi a guidare una maggioranza che andrebbe dalla Lega e finirebbe con il PD, passando per M5S e Forza Italia? Davvero sarebbe pensabile che i “grillini”, ad esempio, si alleino con i berlusconiani, dopo avere convissuto per oltre un anno al governo con Matteo Salvini per rimpiazzarlo successivamente con Nicola Zingaretti? L’elettorato non perdonerebbe loro questo trasformismo della peggiore specie in così breve tempo.
Grillini con Forza Italia?
Eppure, Di Maio si sarebbe incontrato anche con Gianni Letta, emissario storico di Silvio Berlusconi, come ha riportato qualche giorno fa La Stampa. Oggetto della discussione il baratto tra le nomine per l’AgCom e il sostegno che gli “azzurri” offrirebbero all’esecutivo, forse il prossimo senza Conte premier. Il quadro, dunque, si complica. Almeno la parte più ostile al premier dell’M5S vorrebbe azzardare la carta dell’allargamento dell’alleanza a parte del centro-destra per fare le scarpe a Conte, ma continua a sembrare grottesca anche la sola ipotesi che un Di Maio o un Alessandro Di Battista mandino a casa l'”avvocato del popolo” per nominare insieme al Cavaliere un premier alternativo.
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Tornando a Draghi, il suo futuro sembra molto più credibile al Quirinale come successore di Sergio Mattarella, il cui mandato scade nel gennaio 2022. Un’elezione trasversale sarebbe possibile in questa stessa legislatura, a meno che qualcuno non giochi qualche brutto scherzo, nel quale caso tutto verrebbe rimesso in discussione. Il problema sarebbe arrivare al 2022. Per quanto il Parlamento non possa essere sciolto nell’ultimo semestre di Mattarella, bisognerà arrivare al luglio 2021 e in queste condizioni appare molto difficile. Lo sa lo stesso Draghi, il quale probabilmente da Di Maio avrà ricevuto rassicurazioni in tal senso.
Una cosa appare certa: nessun uomo che abbia avuto un peso politico o istituzionale in Europa così grande, come l’ex governatore della BCE, accetterebbe mai di diventare premier di un governo sorretto da una maggioranza, in cui l’M5S risulterebbe determinante sul piano dei numeri.