Dopo lo strappo del Movimento 5 Stelle e dei partiti di centro destra (Lega e Forza Italia), il presidente del consiglio ha oggi presentato le sue dimissioni. Questa volta non ci saranno deroghe. Prima della fiducia, il premier ha fatto un discorso al parlamento, con il quale ribadiva gli obbiettivi che sarebbero stati intrapresi dal suo esecutivo se avesse continuato il suo mandato. Draghi ha parlato anche della necessità di modificare l’Istituto del reddito di cittadinanza.
Il Premier, in pochissime parole, ha ribadito il concetto che il reddito di cittadinanza è uno strumento necessario ma che va migliorato.
Perché il reddito di cittadinanza non è soltanto un mero sussidio
Il reddito di cittadinanza, in effetti, non sta assolvendo al compito per il quale era stato pensato. Non tutti sanno che l’Istituto nasce principalmente come uno strumento per:
“migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, aumentare l’occupazione e contrastare la povertà e le disuguaglianze”.
Definizione che è stata riportata proprio sul sito del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. In poco tempo, purtroppo, lo stesso si è trasformato in un mero sussidio fine a sé stesso, e in molti ne stanno approfittando.
Cosa non sta funzionando?
Come rilevato dall’ISTAT, mai come negli ultimi tempi ci sono stati così tanti posti di lavoro “vacanti”, a fronte di un numero di percettori del sussidio sempre più alto.
Nella piattaforma MyAnpal, ci sono 9945 posti di lavoro offerti in Campania, ma i percettori del reddito di cittadinanza li rifiutano. In particolare, i posti di lavoro ricercati negli ultimi 18 mesi hanno creato zero assunzioni tra chi percepisce il reddito di cittadinanza.
Anche l’INPS, nel suo ultimo “rapporto annuale”, ha segnalato quanto segue:
“Nel 2021, su un totale di 2.048.
394 persone beneficiarie del reddito di cittadinanza, oltre l’80% è risultato non avere avuto alcuna posizione lavorativa nello stesso anno (…) Quei soggetti che in assenza del Reddito di Cittadinanza avrebbero lavorato potrebbero essere scoraggiati ad accettare un lavoro oppure incentivati a ridurre le ore di lavoro prestate o ancora a cercare soluzioni di lavoro totalmente o parzialmente sommerso”.
Probabilmente è proprio a questo che si ferisce Draghi. Un strumento nato per “migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro”, ma che finisce per “scoraggiare i percettori ad accettarne uno”. Evidentemente, nelle parole di Draghi, questo fenomeno “è una cosa cattiva”.