Il premier Mario Draghi non avrebbe potuto iniziare peggio questo 2022. Il numero giornaliero dei contagi da Covid è spaventosamente esploso fino a oltre 200.000, mentre nel Paese cresce la sensazione di caos sulle nuove norme contro la pandemia. Il tutto è condito da un apparente deterioramento delle condizioni di crescita dell’economia italiana. A dirlo è la Banca d’Italia, che in settimana ha riportato i risultati della sua indagine condotta tra il 23 novembre e il 15 dicembre, cioè prima che arrivasse con tutto il suo fragore la quarta ondata dei contagi.
L’indagine riguarda le aspettative di crescita e d’inflazione tra le imprese dell’industria e dei servizi con almeno 50 dipendenti, una sorta di monitoraggio degli umori di chi produce e investe. Ed è una mezza doccia fredda. L’ottimismo è scemato, pur essendo ancora nettamente superiore la quota degli intervistati che si attende per il primo trimestre una crescita della domanda. I fattori di rischio percepiti sono essenzialmente due: i colli di bottiglia che continuano a frenare la produzione e la recrudescenza della pandemia.
I prezzi, poi, sono attesi in aumento quest’anno del 3,2%, ben oltre il target BCE del 2%. Per non parlare degli investimenti. Le imprese che vedono positive le condizioni per investire rispetto a quelle che hanno esternato una percezione negativa sono crollate a meno di un terzo rispetto alla rilevazione condotta tra agosto e settembre. Riassumendo: l’ottimismo resta, ma è di molto sceso nelle ultime settimane del 2021. E dire che l’anno appena iniziato ha visto proprio l’impennata dei contagi e il taglio delle aspettative di crescita globali da parte della Banca Mondiale.
Draghi nel pantano e il caos Covid impatta sull’economia
Dicevamo, tra gli italiani si diffonde una sensazione di caos. Saranno le lunghe file per vaccinarsi o anche solo per fare il tampone, l’introduzione del green pass praticamente per svolgere quasi tutte le attività quotidiane fuori casa, la comunicazione strampalata del governo.
L’inflazione e l’impatto della variante Omicron remano contro i consumi e la produzione. La prima riduce il potere d’acquisto – si pensi al dramma del caro bollette – mentre la seconda priva e priverà sempre più nelle prossime settimane le aziende e i servizi pubblici degli organici. Di riforme economiche non se ne sente neppure parlare, dato che i partiti sono occupati a scegliere il successore di Sergio Mattarella. E il capitolo delle pensioni resta tra l’altro lontano da una soluzione definitiva. Più che una promozione, l’eventuale elezione di Draghi a presidente della Repubblica sembra a tutti gli effetti una fuga dai problemi che il governo si troverà ad affrontare nei prossimi mesi e anni.
Abbiamo dato per scontato l’arrivo dei quasi 200 miliardi di euro del Recovery Fund entro il 2026. In realtà, per ottenerli serviranno centinaia di micro-riforme da varare e, soprattutto, implementare. Bruxelles non si accontenta di norme-manifesto, pretende i fatti. Ma come possiamo pensare che uno stato come l’Italia, che pochi giorni fa in Parlamento ha impedito alle parafarmacie di effettuare i tamponi anti-Covid, possa andare incontro alle richieste dell’Europa su temi decisivi come le liberalizzazioni? Neppure Draghi nei mesi scorsi ci è riuscito, lasciando le concessioni balneari così come sono, malgrado i frequenti richiami della Commissione da anni.