Il Duc dovrebbe entrare in vigore il 30 giugno di quest’anno, ma c’è il rischio concreto che non riesca a partire. Il documento unico digitale che deve lasciare il posto della attuale carta di circolazione (il libretto) dei veicoli potrebbe subire un ulteriore slittamento.
Si parla di settembre, forse ottobre. Al momento non vi è nulla di certo sulle date, ma una cosa è sicura: le associazioni del comparto automotive nazionale – Anfia, Aniasa, Assilea, Federauto, Unasca e Unrae – chiedono altro tempo.
Duc rischia di slittare ancora
Fra rinvii e lentezze burocratiche, il Duc sarebbe dovuto entrare in vigore all’inizio del 2021.
Alla base del rallentamento vi sarebbero i costi causati dalle criticità e dai disservizi che continuano a caratterizzare il nuovo sistema di rilascio del documento di circolazione dei veicoli. Inoltre, la lentezza e l’inadeguatezza della procedura digitale hanno triplicato i tempi di emissione dei documenti. E quindi i costi per l’utente, con evidenti risvolti negativi sull’intero comparto auto.
Come funziona il nuovo documento digitale
Ma in cosa consiste il nuovo documento digitale (Duc)? Il nuovo documento di proprietà per gli autoveicoli è uguale, nell’aspetto, all’attuale carta di circolazione, ed è in vigore solamente per le auto di nuova immatricolazione, per il passaggio di proprietà e in caso di aggiornamento della carta di circolazione esistente. Riporta alcuni dati del vecchio certificato di proprietà (Cdp), che oggi esiste solo in versione digitale.
Per quanto riguarda i veicoli di nuova immatricolazione, sul Documento Unico sarà riportata anche la loro classe di emissione su ciclo WLTP.
In sintesi, quindi, il Duc ha lo stesso aspetto della vecchia carta di circolazione e riporta anche alcuni dati del certificato di proprietà cartaceo.
I vantaggi per i proprietari
Ma quali sono i reali vantaggi per i proprietari dei veicoli? Innanzitutto la semplificazione. Il fatto che esista un unico documento fa sì che in esso siano contenute tutte le informazioni attinenti al veicolo.
In secondo luogo il risparmio. Meno documenti da elaborare significa meno costi di burocrazia e bolli da far pagare agli utenti. Sia sulle immatricolazioni ex novo che sui passaggi di proprietà. In sintesi si dovrebbero risparmiare 39 euro a veicolo fra pratiche Aci e imposte di bollo.
Per quanto riguarda le vecchie carte di circolazione e i certificati di proprietà rilasciati prima del primo gennaio 2020, anche in formato elettronico, restano validi, se però dovesse essere necessario provvedere alla loro nuova emissione, verranno sostituiti dal documento unico.
Il software non funziona bene
Ma torniamo ai problemi del Duc. Secondo le associazioni e le aziende auto motive, il problema è tutto di natura tecnica. Gli attori da mesi chiedono al Ministero dei Trasporti un processo di semplificazione del software del Duc, attualmente decisamente complesso. Come ha riscontrato Pietro Teofilatto, direttore area fisco ed economia di Aniasa, al momento è un “groviglio informatico“
“Il software del Duc è frutto di due software differenti, due sistemi – quello di ACI e quello del Ministero – che sono nati diversi, e su cui occorre più tempo per gli uffici preposti, ed ecco il perché delle proroghe” spiega Pietro Teofilatto.
Si tratta di proroghe che dovrebbero essere meglio utilizzate, migliorando il software con un organizzato confronto con le software house delle società di consulenza auto. Difatti, se il sistema sta funzionando con il privato, o la piccola azienda, che sono interessati ad operazioni di uno o due veicoli, è invece ancora poco funzionale per le grandi aziende.
“Negli ultimi giorni del mese si concentra oltre il 30% degli acquisti, quasi una corsa all’immatricolazione. Ma se un’azienda di noleggio deve acquistare in quei giorni alti volumi di veicoli – spesso ci sono contratti per 100-200 veicoli- c’è il fortissimo rischio che il sistema non funzioni, si blocca tutto, e anche a questo si devono le proroghe.“.