Il 18 ottobre scorso i titoli di stato italiani toccavano il punto più basso dell’ultimo decennio. Il rendimento a 10 anni sfiorava il 5% e al Ministero dell’Economia serpeggiava qualche timore sul salasso che avrebbe atteso l’Italia nei mesi successivi per rifinanziare l’enorme montagna di debito pubblico in scadenza. Quel giorno, tuttavia, sarebbe stato seguito dall’avvio di un rally poderoso e come non si vedeva da moltissimo tempo. Oggi, il rendimento decennale è sceso sotto il 3,70%. I BTp Futures hanno guadagnato in questi due mesi oltre il 10%.
Titoli di stato in rally, decennale sotto 3,70%
Chi si fosse spinto ad inserire in portafoglio titoli di stato a lunghissima scadenza quando i prezzi erano bassissimi, adesso potrebbe fare festa. Il BTp 2072 si è apprezzato nel frattempo di quasi il 27%. Quanto sta accadendo in queste settimane è qualcosa fuori dall’ordinario. Le aspettative sui tassi di interesse sono state riviste decisamente al ribasso per il medio termine. Il mercato ha forse compiuto il passo più lungo della gamba, scontando un costo del denaro in calo dell’1,50% per i prossimi 12 mesi. O forse ci vede lungo e si mostra consapevole della debolezza dell’economia nell’Area Euro.
A dicembre, l’Ifo tedesco è sceso a 86,4 punti dagli 87,2 di novembre. Gli analisti stimavano una crescita a 87,8 punti. Significa che c’è pessimismo per l’andamento dell’economia tedesca nei prossimi mesi. E questo tonifica i titoli di stato per due ragioni fondamentali. In primis, perché sostiene l’avversione al rischio e spinge gli investitori a puntare sui bond. Secondariamente, perché prospetta una congiuntura debole, ergo un’inflazione tendenzialmente in calo e tassi di interesse anch’essi più bassi.
Curva BTp più piatta tra 10 e 2 anni
Fatto sta che la curva delle scadenze per i titoli di stato italiani si è un po’ appiattita sul tratto medio-lungo. Il rendimento a 10 anni supera oggi quello a 2 anni di 61 punti base.
Allo stesso tempo, la curva è più inclinata positivamente sul tratto ultra-lungo. Il BTp a 30 anni rende oggi lo 0,57% in più del BTp a 10 anni, mentre due mesi fa rendeva lo 0,43% in più. E anche questo dato sarebbe significativo di un certo clima sul mercato obbligazionario. La discesa dei rendimenti ultra-lunghi risulta più lenta a causa della prudenza degli investitori nell’allungare eccessivamente la “duration” dei portafogli. E’ vero, come testimonia il suddetto BTp a 50 anni, che i titoli di stato a lunghissima scadenza performano meglio quando i tassi scendono, ma “prima vedere cammello”. In effetti, la Banca Centrale Europea ha ad oggi solo smesso di alzare i tassi e si rifiuta di accondiscendere alle aspettative degli investitori circa un loro taglio da qui a brevissimo termine.