Due nuove obbligazioni in dollari di Intesa Sanpaolo a tasso fisso e con cedola decrescente

Intesa Sanpaolo ha collocato sul MoT di Borsa Italiana due nuove obbligazioni in dollari USA: una con cedola fissa e l'altra con cedola decrescente.
1 anno fa
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Bond Tier 2 di Intesa Sanpaolo
Bond Tier 2 di Intesa Sanpaolo © Licenza Creative Commons

Si arricchisce di due nuove emissioni il mercato obbligazionario italiano. Banca Intesa Sanpaolo ha collocato sul MoT di Borsa Italiana due nuove obbligazioni in dollari USA e dell’importo di 200 milioni ciascuna. In entrambi i casi il taglio minimo è stato fissato in 2.000 dollari, dato che si tratta di bond rivolti alle famiglie italiane.

Condizioni delle due tranche

Le obbligazioni Intesa Sanpaolo hanno rispettivamente durata di due e sei anni. La tranche a due anni scade in data 10 novembre 2025 e stacca ogni sei mesi una cedola lorda su base annuale del 5,60% (ISIN: XS2698043515).

Invece, la tranche a sei anni arriva a scadenza in data 10 novembre 2029 (ISIN: XS2698043606). Si tratta di un’emissione “step down”. Infatti, stacca una cedola annua lorda dell’8% per i primi due anni; del 6% per il terzo e quarto anno e del 4% per il quinto e sesto anno. In questo caso, la corresponsione avviene con cadenza trimestrale.

In media, le obbligazioni Intesa con cedola decrescente offrono un rendimento annuo del 6% all’emissione. Di fatto, a premio di neppure mezzo punto percentuale rispetto alla tranche con cedola fissa. Entrambe, poi, esibiscono una quotazione sotto la pari alle prime battute sul secondario. Chi le acquista, può così ottenere un rendimento più alto rispetto a quello garantito all’emissione.

Obbligazioni Intesa Sanpaolo in dollari, ecco i rischi

Trattandosi di emissioni in dollari, le obbligazioni Intesa presentano un rischio di cambio a cui prestare attenzione. Se l’euro si rafforzasse nei confronti della divisa americana, il valore effettivo del capitale alla data di rimborso o del disinvestimento anticipato si ridurrebbe. Lo stesso avverrebbe con le cedole man mano che venissero incassate. Se il deprezzamento del dollaro fosse elevato, ci sarebbe persino la possibilità che il rendimento effettivo diventi negativo. L’investitore accuserebbe l’erosione del capitale.

Un altro rischio riguarda l’eventuale mancata formazione di un adeguato mercato secondario per gli scambi.

In carenza di liquidità, i prezzi sarebbero soggetti ad alta volatilità. Rivendere le obbligazioni Intesa diverrebbe più difficile e persino oneroso. Gli importi relativamente bassi emessi rendono tale scenario probabile. Infine, c’è la possibilità che i tassi di interesse negli Stati Uniti salgano nei prossimi anni, deprezzando il valore delle obbligazioni in dollari. Tuttavia, essendo già saliti ai massimi dal 2007, sembra poco probabile che lievitino ulteriormente dai livelli attuali.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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