Due pensioni anticipate una a 61 anni l’altra a 63,5 anni, differenze, requisiti e regole

Tutte le misure di pensionamento anticipato per gli invalidi, da 61 a 63,5 anni di età e perfino senza alcun limite anagrafico.
8 mesi fa
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Esistono categorie di lavoratori che, a causa di determinate condizioni personali, godono di trattamenti previdenziali agevolati. Questo si applica a chi affronta problemi di salute o invalidità, permettendo loro di accedere a pensioni anticipate rispetto ai requisiti standard.

Il sistema previdenziale offre due tipi di pensione anticipata: una disponibile a 61 anni e l’altra a 63,5 anni, variabili in base alla natura dell’invalidità. Andremo ora ad esaminare le differenze tra queste due misure.

“Buonasera, sono un lavoratore dipendente di 62 anni di età.

Ho superato i 32 anni di contributi ma sono anche invalido all’80%. Sono un responsabile dell’ufficio consegne di una azienda del settore tessile. Volevo capire se in base alla mia invalidità posso andare in pensione visto che per gli invalidi abbiamo la quota 41 per i precoci, l’Ape sociale e tante altre misure. Mi guidate in questa mia situazione?”

Per gli invalidi due pensioni anticipate una a 61 anni l’altra a 63,5 anni, ma si tratta di due cose completamente diverse

Un invalido ha diritto a trattamenti pensionistici agevolati. Omettendo gli assegni di invalidità e inabilità, che spesso non sono direttamente legati alla pensione, emergono due misure accessibili in base ai contributi versati e all’età. Esistono due tipi di pensione anticipata per gli invalidi: una disponibile a 61 anni e l’altra a 63,5 anni, riferendoci rispettivamente alla pensione di vecchiaia per invalidità pensionabile e all’Anticipo Pensionistico Sociale (APE sociale), due opzioni sostanzialmente diverse. Per accedere alla pensione anticipata per invalidità pensionabile, i requisiti includono:

  • 61 anni di età per gli uomini;
  • 56 anni per le donne;
  • 20 anni di contributi versati;
  • l’80% di invalidità specifica.

Questa misura si applica a tutti i lavoratori, richiedendo un tipo di invalidità connessa alle mansioni eseguite. Dunque, l’invalidità richiesta è quella pensionabile, non civile. I medici dell’INPS determinano se l’interessato presenta una riduzione della capacità lavorativa tale da impedire l’assegnazione a altre mansioni.

Di conseguenza, l’individuo può essere candidato alla pensione anticipata. Per questa opzione, l’inizio del pagamento è ritardato di 12 mesi dal raggiungimento dei requisiti, a causa del meccanismo a finestre, richiedendo un’attesa di un anno per il primo pagamento.

Invalidità civile per l’Ape sociale

L’invalidità necessaria per accedere alla pensione con l’Ape sociale a 63,5 anni è di tipo civile. Ciò implica una generica riduzione della capacità lavorativa, indipendentemente dalle specifiche mansioni svolte dal lavoratore interessato. Per qualificarsi all’Ape sociale, i disoccupati devono soddisfare i seguenti criteri:

  • Avere almeno 63 anni e 5 mesi di età;
  • Aver versato almeno 30 anni di contributi;
  • Avere un grado di invalidità civile pari o superiore al 74%.

La pensione anticipata a 61 anni per invalidità specifica offre un sostegno permanente al beneficiario. Questa misura, infatti, fornisce un trattamento definitivo al richiedente, erogato dopo il periodo di attesa di 12 mesi precedentemente menzionato.

Diversamente, l’Ape sociale non prevede tale attesa, ma termina al raggiungimento dei 67 anni di età. Si tratta, quindi, di un supporto transitorio fino alla pensione di vecchiaia, richiedibile al compimento dei 67 anni.

Altre differenze tra le due misure di pensione anticipata

La pensione anticipata per invalidità specifica non presenta limitazioni in termini di importo, essendo calcolata sulla base dei contributi versati. Si configura come un vero e proprio trattamento pensionistico, pur essendo erogata in considerazione dello stato di salute del beneficiario, quasi come un sostegno assistenziale. Al contrario, l’Ape sociale funziona più come un ammortizzatore sociale che come una pensione tradizionale.

Come già menzionato, questa misura è temporanea, terminando al compimento dei 67 anni. Non include la tredicesima mensilità, non è reversibile in caso di morte del beneficiario e non prevede adeguamenti per maggiorazioni sociali o perequazioni. Inoltre, l’importo massimo erogabile non può eccedere i 1.500 euro mensili.

Anche la Quota 41 per gli invalidi civili

Esiste anche una terza opzione per il pensionamento anticipato, senza limiti di età, che si applica alle stesse regole e alla stessa invalidità civile: la pensione con quota 41 per i lavoratori precoci. Un invalido civile con almeno il 74% di invalidità pensionabile può accedere a questa forma di pensione senza considerare l’età, a condizione di soddisfare i seguenti requisiti:

  • Almeno 41 anni di contributi versati;
  • Un minimo di 35 anni di contributi effettivi, esclusi quelli figurativi per malattia e disoccupazione indennizzata dall’INPS;
  • Almeno 12 mesi di contributi, anche non consecutivi, versati prima di compiere 19 anni.

A differenza dell’Ape sociale, la quota 41 per i lavoratori precoci, inclusi gli invalidi, prevede un periodo di attesa di 3 mesi per la decorrenza. Tuttavia, questa misura non termina al raggiungimento dei 67 anni di età e non presenta le restrizioni associate all’Ape sociale. Infatti, include la tredicesima mensilità, è reversibile, viene aggiornata in base all’inflazione, tra gli altri benefici.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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