Con 41 anni di contributi versati nel 2023 si può andare in pensione. La conferma arriva dalle normative in vigore e pertanto nessun dubbio al riguardo. Due misure diverse tra loro, una collegata all’età anagrafica del richiedente, l’altra completamente distaccata. Differenze marcate anche per gli altri requisiti necessari. Inoltre una misura è già confermata per il 2024, perché è strutturale. L’altra invece ad oggi è in scadenza il 31 dicembre prossimo.
“Buongiorno, sono Paolo, un lavoratore che ha raggiunto già i 41 anni di contributi.
La pensione con 41 anni di contributi e le due diverse misure in vigore oggi
Oggi esistono sostanzialmente due misure che hanno in 41 anni di contribuzione previdenziale versata le soglie utili alla quiescenza. Si tratta della quota 41 per i precoci e della quota 103. Due misure che hanno entrambe 41 anni di contributi come requisito assicurativo. E tra l’altro è la stessa carriera che dovrebbe essere utile nel momento in cui sarà varata la quota 41 per tutti, cioè la misura di cui si parla sempre per la riforma delle pensioni. Ma ripetiamo, oggi esistono due misure che permettono il pensionamento. Ma per rispondere al lettore sui dubbi che ha al riguardo, avremmo bisogno di ulteriori informazioni. Perché soprattutto per la quota 41 di oggi, quella per i precoci, servono requisiti aggiuntivi.
Sulla quota 103 invece nessun dubbio sul fatto che potrebbe essere la misura giusta per il lettore, perché maturando il diritto entro fine anno, può andare in pensione da marzo dopo finestra di 3 mesi come la quota 103 prevede per il settore privato.
La quota 41 per i precoci, ecco come funziona la pensione anticipata
La quota 41 per i precoci è una misura destinata solo a particolari categorie e solo se la carriera lavorativa è iniziata presto. Infatti la misura riguarda nello specifico 4 categorie di contribuenti:
- Disoccupati che da tre mesi hanno finito di prendere la NASPI;
- Invalidi civili in misura pari o superiore al 74%;
- Caregivers e soggetti che assistono da almeno 6 mesi un parente stretto disabile con cui convivono;
- Lavoratori alle prese con le mansioni gravose per almeno 7 degli ultimi 10 anni di carriera o per almeno 6 degli ultimi 7 anni.
Dal punto di vista dei requisiti la misura prevede:
- Almeno 41 anni di contributi versati;
- Almeno 35 anni di contribuzione effettiva da lavoro;
- Un anno di contributi versati prima dei 19 anni di età, sia in continuità che sommando diversi periodi intermittenti.
Quali le attività di lavoro gravoso che rientrano nella quota 41 per i precoci?
Una delle categorie che possono sfruttare la quota 41 oggi ma anche in futuro ed a prescindere dalla riforma delle pensioni è quella dei lavori gravosi. Si tratta delle 15 categorie previste inizialmente anche per l’Ape sociale. Infatti l’aumento delle attività lavorative utili all’Ape sociale dal 2022 non si applica alla quota 41 per i precoci. Pertanto i lavori gravosi che rientrano nel perimetro della quota 41 precoci sono le seguenti:
- Conciatori di pelli e pellicce;
- Addetti ai servizi di pulizia;
- Facchini;
- Conducenti di camion o mezzi pesanti in genere;
- Macchinisti dei treni e personale ferroviario viaggiante in genere;
- Gruisti e conduttori di macchinari per la perforazione nelle costruzioni;
- Infermieri e ostetriche che operano su turni nelle sale operatorie e nelle sale parto;
- Maestre, maestri ed educatori degli asilo nido e della scuola dell’infanzia;
- Edili;
- Operatori ecologici e soggetti che in genere si occupano della separazione e raccolta dei rifiuti;
- Badanti e altri soggetti che per professione curano persone non autosufficienti;
- Lavoratori in agricoltura;
- Siderurgici;
- Marittimi;
- Pescatori.
La quota 103 misura con alcune importanti limitazioni
L’alternativa odierna a chi ha 41 anni di contributi ma non può accedere alla quota 41 per i precoci è la quota 103.
- Almeno 62 anni di età;
- Almeno 41 anni di contributi versati;
- 35 anni di contribuzione effettiva.
La quota 103 non ha limiti di categoria, non è destinata solo a determinati soggetti e può essere presa raggiungendo i requisiti specifici, al momento entro il 31 dicembre 2023. Infatti si parla di una ipotetica ma probabile proroga della misura nel 2024. La quota 103 ha dei limiti di importo della prestazione. Infatti non può superare il corrispettivo di 2,5 volte il trattamento minimo dell’INPS. Per tutti gli anni di pensione che mancano ai 67 anni, il lavoratore che esce con la quota 103 non può percepire una pensione mensile lorda più alta di 2.818,70 euro.