Domani 21 febbraio è una giornata molto attesa a Wall Street. Analisti e mercato vogliono verificare i conti di Nvidia nel trimestre scorso. E già le stime sono iper-positive. Le vendite dovrebbero essere più che raddoppiate su base annua, raggiungendo i 59 miliardi di dollari. Probabilmente, il nome di questa società sarà per molti di noi sconosciuto, ma si tratta della terza più capitalizzata alla borsa americana dopo Microsoft (3000 miliardi) ed Apple (2.820 miliardi). Ai prezzi di chiusura di ieri delle azioni, Nvidia vale qualcosa come 1.790 miliardi di dollari.
Azioni Nvidia, boom solo agli inizi?
Ci troviamo dinnanzi a un caso più unico che raro nella storia pur sfavillante dei principali titoli di borsa. Un successo meritato o bolla speculativa in piena regola? Anzitutto, dobbiamo chiarire cosa fa Nvidia. Fu fondata a Santa Clara, California, nel 1993. E fino a poco tempo fa si occupava di sviluppare processori grafici per videogiochi. Ma ultimamente si è reinventata e sta sfruttando il trend positivo dell’Intelligenza Artificiale. Fornisce chip a società come Microsoft, Meta e OpenAI per la gestione di prodotti come ChatGPT e Copilot. Ognuno di essi può arrivare a costare 20 mila dollari. E ve n’è bisogno anche di migliaia alla volta.
Le azioni Nvidia si acquistano attualmente a 726 dollari l’una, mentre il mercato s’interroga se ed entro quando arriveranno a 1.000 dollari. Le previsioni per fine anno sono superiori a 1.400 dollari. In altre parole, rispetto ad oggi si andrebbe verso un ulteriore raddoppio. Cifre pazzesche, anche perché eventualmente la capitalizzazione di borsa si porterebbe sopra 3.500 miliardi, superando persino quella di Microsoft, ammesso che questa restasse invariata.
Rischio di bolla speculativa
Il boom di Nvidia, tuttavia, s’inserisce in un trend positivo per le principali società a stelle e strisce. Le “sette sorelle” – oltre a Nvidia stessa, Microsoft, Meta (ex Facebook), Amazon, Alphabet, Apple e Tesla – nel complesso capitalizzano quasi 13.000 miliardi di dollari. Per darvi un’idea del loro peso, solamente il PIL di Stati Uniti e Cina oggi risulta superiore a tale cifra. Ciò ci fa anche comprendere quale potenza economica esprimano ormai questi colossi. E solo da inizio anno, nel complesso hanno incrementato il loro valore di 1.455 miliardi. Soltanto due di loro hanno arretrato: Apple dell’1% (-28 mld) e Tesla di quasi il 20% (-124 miliardi).
Saranno mica in bolla? Metriche come il rapporto tra prezzi e utili non sempre forniscono un’idea convincente sull’adeguatezza dei primi, quando si ha a che fare con realtà ad alto e veloce potenziale di crescita. Nei dodici mesi al 31 ottobre scorso, l’utile netto di Nvidia è stato di 18,888 miliardi, poco più di un centesimo del suo attuale valore di borsa. Ragionando in questi termini, diremmo che senz’altro ci troviamo dinnanzi a un titolo in bolla. Ma il punto è che il mercato compra anche una prospettiva e non si limita a focalizzarsi sui numeri passati. E le prospettive per questa società appaiono più che promettenti. Certo, poi resta da capire se il titolo in borsa abbia già compiuto il passo più lungo della gamba.
I precedenti con PayPal e Netflix
Tuttavia, bene sarebbe anche guardare a quanto accaduto negli ultimissimi anni per evitare di ripetere l’errore con Nvidia. Vi ricordate l’ubriacatura seguita alla pandemia? Sembrava che tutti avremmo fatto la spesa sempre e comunque restando seduti sul divano e che non avremmo più visto in giro una banconota di carta.
E Netflix non fu da meno. Il trend esplosivo andava avanti quasi ininterrottamente da anni, ma con la pandemia il titolo arrivò al suo massimo storico nel novembre del 2021. Avrebbe perso il 70% nei sei mesi successivi, quando i dati rivelarono la fine della corsa ad abbonarsi per seguire le serie tv. Non ha ancora riacciuffato i record, restandovi sotto di quasi il 20%. La cautela appare d’obbligo. Non c’è nulla di sbagliato in sé nel cavalcare i trend, purché abbiano un fondamento analitico e non poggiano sulle fragili basi del sentire comune. E’ proprio questa la bolla, quando tutti comprano per il semplice fatto che comprino gli altri. E dai tulipani olandesi nel diciassettesimo secolo, i meccanismi non sono cambiati.