La variante Omicron fa bene al franco svizzero, che ieri si è rafforzato ulteriormente contro l’euro a un tasso di cambio in area 1,0375. Un segnale di per sé negativo per l’economia mondiale, europea in particolare. La valuta elvetica è rinomatamente un “safe asset”, il classico bene rifugio in cui i capitali cercano riparo dalle cattive notizie. E la quarta ondata dei contagi in Europa ha toccato numeri record in termini di contagi, sebbene per fortuna il trend appare positivo per le ospedalizzazioni e i morti.
Evidentemente, i mercati vogliono saperne di più e nel frattempo puntano sul franco svizzero per sfuggire dall’Eurozona. La BCE non dovrebbe alzare i tassi d’interesse per tutto l’anno prossimo, mentre l’inflazione nell’area sfiora già il 5% e con la crisi energetica in corso rischia di accelerare sopra tale soglia. Basti guardare ai prezzi del gas per capire l’inverno appena iniziato.
Franco svizzero, i numeri dietro al rafforzamento
A testimonianza di ciò, i numeri: il saldo corrente per la Svizzera è stato positivo di oltre 48 miliardi di franchi, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2020, a fronte di un attivo commerciale di 36 miliardi. In altre parole, l’afflusso netto di capitali ha oltrepassato i 12 miliardi. Dunque, il franco svizzero si rafforza grazie alle esportazioni e ai movimenti dei capitali. In un certo senso, è come se la Banca Nazionale Svizzera stesse già alzando i tassi, nonostante questi rimangano profondamente negativi.
L’istituto non starebbe intervenendo, almeno non massicciamente, sul mercato forex per arrestare l’apprezzamento del cambio, intravedendo in esso un freno all’inflazione. In effetti, per quanto in risalita anche in Svizzera, essa resta su livelli contenuti e di gran lunga inferiori a quelli registrati nel resto del mondo avanzato.