Un tracollo dei prezzi obbligazionari nella seduta di ieri nell’Eurozona, dopo che la BCE ha annunciato che inizierà ad alzare i tassi d’interesse a luglio dello 0,25% e che cesserà l’acquisto dei bond con il “quantitative easing” dalla fine del mese. Il BTp 1 marzo 2072 e cedola 2,15% (ISIN: IT0005441883) si è deprezzato del 2,5%, scendendo in area 64,30 centesimi. Viceversa, il rendimento si è impennato dal 3,79% al 3,93%. Ricordiamo che prezzo e rendimento si muovono in direzioni opposte, per cui quando l’uno sale/scende, l’altro scende/sale.
Come arriviamo a questa percentuale? Acquistiamo un lotto minimo di 1.000 euro per soli 640 euro circa. Ogni anno, lo stato ci stacca cedole per 21,50 euro lordi (2,15%), pari a 18,81 euro netti. Questi incidono proprio per il 2,94% dei 640 euro spesi, per cui esso sarà negli anni il nostro rendimento immediato. Alla scadenza, poi, il BTp 2072 ci verrà rimborsato a 1.000 euro, cioè per 360 euro in più di quanto speso. La plusvalenze lorda realizzata sarà di 360/640 = 56,25%. Al netto dell’imposizione fiscale del 12,50%, scenderà al 49,2%. Suddividendola per i quasi 50 anni residui di durata del bond, incasseremmo lo 0,99% di rendimento su base annuale. Sommato al 2,94% della cedola netta effettiva, otteniamo proprio il 3,93% complessivo di cui sopra.
BTp 2072, rendimenti effettivi potenzialmente a doppia cifra
Proprio la cedola netta effettiva si fa mette in mostra. Percepire poco meno del 3% all’anno per 50 anni sarebbe un sogno per molti obbligazionisti. Molti dei bond lunghi che offrono rendimenti elevati in questa fase, spesso corrispondono cedole comunque basse. Il BTp 2072 fa eccezione, perché fu emesso agli inizi del 2021, cioè in una fase in cui i tassi di mercato erano ancora molto bassi, ma già si iniziava a percepire il loro rialzo.
E chi ci dice che dovremmo attendere la scadenza nel lontanissimo 2072 per rivendere? Più la quotazione va giù e maggiori le probabilità di risalita nei prossimi anni.