Ieri, la Federal Reserve ha annunciato il secondo rialzo dei tassi americani dello 0,5%. Le banche centrali stanno correndo quasi tutte ad alzare il costo del denaro dai minimi storici di questi anni. Tutte, tranne per il momento la BCE. Ovunque, però, i tassi reali restano profondamente negativi. Se anche sono saliti all’1% negli USA, si attestano al -7,5% reale. Nell’Eurozona va peggio: -8%. Sta di fatto che dopo il 2008 le banche centrali più importanti del pianeta iniettarono liquidità quasi senza alcun controllo nel dichiarato obiettivo di sostenere l’inflazione.
Poi arrivò la pandemia. E si andò di male in peggio. Alle stamperie ancora più estreme delle banche centrali si affiancarono stimoli fiscali senza precedenti dei governi. Nel giro di pochi mesi, gli USA misero a disposizione degli americani qualcosa come complessivamente il 30% del PIL, mentre la produzione collassava per via delle restrizioni anti-Covid. Aprendo svogliatamente un libro di economia, lo si capirebbe senza necessariamente passare l’esame.
La crisi alimentare che avanza
Ma adesso il mondo è sull’orlo di una crisi alimentare gravissima. Anzi, alcuni paesi sono già entrati in questa fase. C’è stata anche un po’ di sfortuna, perché le cattive notizie arrivano generalmente in compagnia. Tuttavia, le banche centrali ci hanno messo del loro. Fiumi di liquidità sono stati dirottati sui mercati a favore delle materie prime. Sono rincarati così petrolio, gas e metalli industriali. Metti anche che alcuni beni scarseggiano per i postumi della pandemia e che adesso ci si sono messe le tensioni geopolitiche ad aggravare il quadro. Russia e Ucraina sono granai del mondo, Russia e Bielorussia esportano anche gran parte dei fertilizzanti necessari per coltivare i campi. E quei pochi fertilizzanti disponibili sul mercato sono rincarati anche per il fatto di essere composti da gas naturale, il quale a sua volta è esploso di prezzo.
E le banche centrali cosa c’entrano? Senza la loro maxi-liquidità, i mercati non avrebbero potuto avviare questa ondata speculativa dagli esiti catastrofici. Senza il denaro a costi reali negativi, prevarrebbero i fondamentali dell’economia. E tali fondamentali non deporrebbero a favore di un petrolio sopra 100 dollari e metalli industriali ai massimi storici o giù di lì. Senza le loro stamperie, i governi stessi si sarebbero dati un freno e non avrebbero messo in mano alle famiglie migliaia di miliardi di dollari senza alcuna contropartita in termini di lavoro.
Banche centrali senza più superpoteri
Prima della pandemia, quando le banche centrali erano frustrate dalla bassa inflazione, si era paventata persino l’ipotesi che avrebbero prima o poi iniziato ad acquistare anche beni di consumo, come auto, elettrodomestici, ecc. Il delirio di onnipotenza aveva ubriacato tutto l’establishment finanziario. I governatori centrali erano diventati i nuovi Re Mida. Adesso, dobbiamo metterli dinnanzi alle loro responsabilità.
L’unica soluzione ideale sarebbe che, anziché comprare titoli, iniziassero a stampare cibo. Poiché sono onnipotenti, dovrebbero dare conto dei loro superpoteri. Se non saranno in grado di farlo, dovremo additarli per ciò che sono: ciarlatani. Mettiamo davanti agli occhi di Powell, Lagarde, Nakamoto e compagnia cantante un cesto di pane e chiediamo loro di moltiplicarlo. Poi facciamo lo stesso con i pesci, poi passiamo ai chip, al gas, ecc. Probabile che non siano in grado di replicare il miracolo compiuto 2.000 anni fa nei pressi di Betsaida. E questo sarebbe un grossissimo problema.