Nel mese di settembre il debito pubblico italiano è tornato a salire a 2.844,2 miliardi, segnando un aumento di 3,8 miliardi su agosto. Nel dettaglio, il fabbisogno statale è cresciuto di 25,1 miliardi, superando il calo delle disponibilità liquide del Tesoro per 21,3 a 31,9 miliardi. Su base annua, lo stock è cresciuto di 104,5 miliardi. Al netto delle scorte di liquidità, la variazione è stata di +120,6 miliardi. In altre parole, starebbe crescendo a un ritmo medio di 10 miliardi al mese.
Spread calmierato grazie alla corsa ai BTp
La buona notizia è che sui titoli del debito pubblico si è riaccesa l’attenzione delle famiglie italiane. Nel mese di agosto hanno accresciuto le loro posizioni di circa 8,7 miliardi a 291,694 miliardi. La quota in loro possesso è così salita al 10,2%, quasi doppiando i livelli percentuali di fine 2021. Da allora, la montagna di BTp acquistati è lievitata di quasi 149 miliardi. Viceversa, si sono ridotte le esposizioni degli investitori stranieri di quasi 40 miliardi. Questi numeri rivelano la ragione per cui lo spread sia rimasto sostanzialmente sotto controllo in questi ultimi due anni, in un contesto di forte stress sui mercati.
Verosimile che già i titoli del debito pubblico in mano alle famiglie abbiano superato abbondantemente quota 300 miliardi. Solo nel mese di ottobre, ad esempio, il BTp Valore 2028 ha attirato ordini per 17,2 miliardi. Anche ipotizzando acquisti netti contenuti per le altre scadenze e nei mesi di settembre e questa prima metà di novembre, è assai verosimile che la percentuale in loro possesso sia salita e ancora di più in valore assoluto.
Torna l’appetito per il BTp tra le famiglie
Non c’è stato un improvviso ritorno di fiamma tra le famiglie verso i BTp. Semplicemente, esse sono a caccia di rendimento per mettere a frutto i loro risparmi in una fase di boom dell’inflazione.
E i titoli del debito pubblico italiano risultano i più remunerativi dell’Eurozona, arrivando a superare il 5% sul tratto lungo. Pur in forte ripiegamento nelle ultime settimane, il decennale continua ad offrire quasi il 4,40% contro il 5% a cui si era portato in ottobre.
Nel lungo periodo, l’attrattività del debito pubblico dipenderà dalla sua capacità di mostrarsi sostenibile.
E ciò sarà possibile solo se i conti dello stato tenderanno all’equilibrio, il che significa riduzione della spesa pubblica e/o aumento delle entrate. C’è un’altra buona notizia insita nei dati della Banca d’Italia di oggi: le entrate tributarie sono cresciute del 6,6% a 387,9 miliardi nei primi nove mesi dell’anno. Tale crescita in termini percentuale riflette alla perfezione la somma tra inflazione e crescita reale del PIL. Significa che, contrariamente ai timori dei primi mesi dell’anno, il gettito fiscale non starebbe tradendo le attese.
Investimenti nel debito pubblico esclusi dall’ISEE
Con la Legge di Bilancio 2024 il governo introdurrà la possibilità per le famiglie di escludere dall’ISEE gli investimenti in titoli del debito pubblico fino a 50.000 euro. Si tratta di un incentivo all’acquisto di BTp, che si somma alla fiscalità di vantaggio di cui questi godono già. L’intento è di minimizzare la quota di debito in mano agli investitori stranieri, così da sottrarlo al rischio spread.
Ma va detto che questa operazione non sembra realistica più di tanto. Anche se la quota in mano alle famiglie salisse al 15%, resterebbe oltre il 20% di stock sui mercati finanziari. E non sarebbe un male, dato che gli acquisti dall’estero segnalano appetito per l’Italia.