E se il missile di Kim Jong-Un fosse lanciato contro la Cina?

Il regime di Kim Jong-Un in Corea del Nord non avrebbe come reale obiettivo delle sue minacce militari gli USA, bensì la Cina. I due storici alleati non vanno più così d'accordo come un tempo.
7 anni fa
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Corea del Nord ha paura

Insomma, pare proprio che quello che la stampa internazionale spesso definisce come un “pazzo” sia un calcolatore più fine di quanto si pensi. Kim Jong-Un potrebbe volere seminare il caos nell’area, al fine di indurre i cinesi a trattare con il suo regime. Sì, ma su cosa? Pyongyang teme di fare la fine di regimi come quello di Saddam Hussein in Iraq o di Muhammar Gheddafi in Libia, ovvero di subire una sovversione interna benedetta dall’estero o un’occupazione straniera, con il benestare dell’ormai non più fedelissimo alleato.

Per questo, sta dando vita a una corsa agli armamenti nucleari, in modo da rappresentare una minaccia troppo grande per quanti dall’esterno volessero sbarazzarsi dell’attuale dinastia dei Kim.

Se la Cina vorrà riportare la situazione alla calma – questo il pensiero-speranza dei nordcoreani – dovrà offrire serie e credibili rassicurazioni al regime. Il presidente cinese non può permettersi di apparire incerto sul da farsi in questa fase, essendo in programma il 19-esimo Congresso del Partito Comunista per il 18 ottobre prossimo, evento che si tiene ogni cinque anni e che dovrebbe vederlo rieletto per un secondo mandato. Egli non ha rivali, per cui la rielezione appare scontata, ma le altre correnti del partito potrebbero rivendicare una maggiore spartizione del potere, qualora la sua figura ne risultasse fiaccata dalle tensioni nella penisola coreana, che Mao Zedong sostenne essere per la Cina “come il mento per i denti”.

Andando avanti così, la Corea del Nord rappresenterebbe una minaccia per gli interessi economici cinesi, in quanto spingerebbe gli USA a varare sanzioni sempre più estese nei confronti delle banche e le società di Pechino, che intrattengano relazioni con o che finanzino il regime di Pyongyang. Del resto, meno di ogni altra cosa i cinesi vorrebbero un futuro ignoto ai suoi confini.

Proprio essendo consapevole di ciò, Kim Jong-Un non si fermerà con il sesto test sulla bomba H, ma proseguirà nella sua opera di destabilizzazione della regione fino a quando i cinesi non si recheranno da lui a chiedergli cosa voglia, al contempo ripristinando per intero le relazioni commerciali. In questo gioco a scacchi, i toni sempre più furenti di Trump contro cinesi e sudcoreani sono ben accetti presso il regime, perché sarebbe esattamente ciò a cui punterebbe. (Leggi anche: Corea del Nord tra rischio carestia e piani nucleari, ma cosa vuole Kim Jong-Un?)

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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