L’uscita di scena del governo Draghi appesantisce una situazione già complicata in Europa dopo le dimissioni del premier britannico Boris Johnson. Il fronte anti-russo rischia di indebolirsi per le vicissitudini interne alle democrazie occidentali, le quali, pur fisiologiche, potrebbero spingere il Cremlino a pensare di potenziare la propria campagna militare nel Vecchio Continente, mettendo nel mirino ulteriori obiettivi dopo il Donbass. E se per spazzare via ogni dubbio sulla linea di politica estera che seguirà, il prossimo governo uscito vincitore dalle elezioni anticipate decidesse di emettere i “bond Ucraina”?
In questi anni, siamo sempre più stati abituati a che fare con le obbligazioni ESG, sinteticamente definite “sostenibili”.
I “bond Ucraina” sarebbero il modo con cui il governo italiano chiederebbe al mercato di finanziare il suo sostegno a Kiev, selezionando specifiche voci di spesa, tra cui l’invio di armi necessarie a consentire all’esercito ucraino di difendersi dagli invasori russi. L’emissione avrebbe il pregio di segnalare incontrovertibilmente l’impegno dell’Italia a fianco di un paese europeo dalla sovranità violata.
Bond Ucraina, capitali a basso costo sui mercati
Probabile, poi, che l’emissione raccolga capitali a costi un po’ inferiori a quelli sostenuti ricorrendo all’indebitamento ordinario. Ci sarebbe la fila di investitori istituzionali desiderosi di mostrarsi solidali con Kiev. Inoltre, i “bond Ucraina” diverrebbero una sorta di esempio per tutti gli stati dell’Occidente. I governi si vincolerebbero a utilizzarne i proventi per le suddette finalità, pena la perdita della reputazione. Sarebbe forse la soluzione ideale per evitare che, pressati dalla crisi energetica, prima o poi cedano dinnanzi all’avanzata russa e cerchino di ammorbidire la loro posizione per ottenere soluzioni migliori sulle forniture di gas russo.
Non si tratterebbe di aumentare il peso del debito pubblico italiano. I “bond Ucraina” semplicemente canalizzerebbero in una voce più certa gli stanziamenti che già ci sono a favore dell’alleato. Sarebbe solo un modo per dire ai mercati e alla Russia che stiamo facendo sul serio. E finiremmo anche per risparmiare sui costi di emissione.