Se ne discute da settimane e ieri è arrivata la conferma semi-ufficiale: “il quantitative tightening nel 2023 ci sarà di sicuro”. Parole e musica di Luis de Guindos, vice-governatore della BCE, in pratica il numero due dopo Christine Lagarde. Un’affermazione che il banchiere centrale spagnolo ha reso nel corso di un’intervista a Politico e che suona più o meno come un monito lanciato ai mercati, affinché si preparino alla svolta.
Le caratteristiche della tempistica saranno discusse a dicembre, che il quantitative tightening si sovrapponga o meno al rialzo dei tassi d’interesse
Verso taglio del bilancio BCE
L’espressione non dirà nulla ai più.
Il quantitative tightening avrà un impatto forte sul mercato obbligazionario. I principali beneficiari degli acquisti dei bond degli anni passati, ovvero i governi, non potranno più confidare sulla domanda automatica dei titoli del debito da loro emessi e in procinto di essere rimborsati. Dovranno rinnovare le scadenze affidandosi alle sole forze del mercato. E così si esporranno alle condizioni pretese dagli investitori.
Questo scenario porta a credere che i rendimenti sovrani e corporate nell’Eurozona aumenteranno ulteriormente e gli spread si amplieranno. In un ambiente monetario più restrittivo, infatti, il rischio sovrano a carico degli stati più indebitati sarà percepito ancora maggiore.
I tempi del quantitative tightening
Quanto alla tempistica, sappiamo che ad oggi per i bond acquistati con il quantitative easing la BCE si è impegnata a reinvestire i proventi fino a un periodo prolungato di tempo dopo l’avvio del rialzo dei tassi.
Ad oggi il mercato si aspetta che i tassi BCE salgano fino a circa il 3% e fino al mese di settembre dell’anno prossimo. Se il board a dicembre decidesse di avviare il quantitative tightening al termine della stretta sui tassi, se ne parlerebbe grosso modo tra quasi un anno. Ma con un’inflazione in doppia cifra e una Germania che preme fortemente per ottenere misure quanto più efficaci possibili per riacciuffare la stabilità dei prezzi, improbabile che la BCE aspetti così a lungo. L’uscita dello spagnolo serve proprio a preparare i mercati: il secondo tempo della stretta monetaria sta arrivando!