E’ vero che i Buoni fruttiferi postali raddoppiavano dopo soli 5 anni e triplicavano dopo 8?

I Buoni fruttiferi postali non erano così avidi di rendimento come oggi. Ci furono alcune serie così remunerative da apparire oggi un sogno.
3 anni fa
1 minuto di lettura
Vecchi Buoni fruttiferi postali

Tanti lettori chiedono lumi riguardo ai Buoni fruttiferi postali in loro possesso ed emessi tra la fine degli anni Ottanta e inizio anni Novanta, dopo che il Tribunale di Torino ha condannato Poste Italiane a rimborsare una cliente per 65.000 euro su 5.000.000 di vecchie lire investite nel 1989 su un titolo a 30 anni.

Abbiamo calcolato che il rendimento trentennale medio risulta essere stato dell’11,35%. Al netto dell’inflazione, sarebbe l’8,55%. Tenuto conto anche della tassazione, scendiamo al 7,65%. Numeri ormai impossibili da trovare tra le emissioni dei Buoni fruttiferi postali degli ultimi anni.

Eppure, c’è stato un tempo in cui il capitale raddoppiava dopo soli 5 anni dall’investimento e triplicava dopo appena 8. La serie in esame era quella O emessa tra l’1 luglio del 1983 e il 30 giugno del 1984. Il rendimento annuo lordo era del 14,87% per i primi 5 anni e del 14,72% per tutti gli 8 anni.

Per il biennio successivo e fino al 30 giugno 1986, i Buoni fruttiferi postali divennero un po’ meno remunerativi: raddoppio del capitale dopo 6 anni e triplicazione dopo 9. Il rendimento lordo scendeva al 12,25% e al 12,98% rispettivamente. Dopodiché si scese ancora e molti anche tra i più giovani ricorderanno quando i risparmi di genitori e nonni raddoppiavano ogni 7 anni e triplicavano ogni 11: rendimento al 10,41% e 10,50% rispettivamente. E’ il periodo che va dall’1 settembre 1987 al 31 ottobre 1995. La serie in emissione era la Q. Prima ancora, cioè tra il 21 settembre 1986 e il 31 agosto 1987, i Buoni fruttiferi postali raddoppiavano ogni 7 anni e triplicavano ogni 10.

Buoni fruttiferi postali a interessi altissimi

Dunque, se tra la fine degli anni Ottanta e inizio anni Novanta avessimo acquistato un buono da 1 milione di lire, dopo 5 anni avremmo ricevuto 2 milioni e dopo 11 anni 3 milioni. Chiaramente, in quegli anni non solo l’inflazione italiana era nettamente superiore a quella odierna, ma l’intera struttura dei tassi risultava di gran lunga più alta.

Il risparmio era remunerato ben più di questi tempi, anche al netto dell’inflazione. Un bene per chi aveva capacità di risparmio, un male per i debitori come lo stato, le imprese e le stesse famiglie che prendevano a prestito una somma di denaro. Pensate a quanto caro fosse allora il mutuo.

Del resto, gli stessi titoli di stato a inizio anni Novanta rendevano mediamente tra il 13% e il 14%. Con tassi sotto la doppia cifra, gli italiani non prestavano neppure denaro. I Buoni fruttiferi postali dovevano per forza di cosa rendere così tanto, altrimenti nessuno avrebbe portato il proprio denaro alle Poste. Tempi che furono. Oggi, il Buono 4×4 offre fino a un massimo dello 0,75% per investimenti di 16 anni. Nel frattempo, l’inflazione punta al 4%. In pratica, al momento chi lo acquistasse perderebbe la media del 3% all’anno.

[email protected] 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

pensione
Articolo precedente

Chi può andare in pensione un anno prima

Rialzo tassi: come investire
Articolo seguente

Pagamenti in contante: il limite scende a 1000 euro dal 1° gennaio 2022 per quali operazioni?