Ecco agevolazioni, pensioni e indennità per chi vive con un parente invalido

Tutti i vantaggi, le agevolazioni, le pensioni e le indennità per chi assiste un parente disabile con cui convive.
7 mesi fa
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Pensioni a sorpresa, a volte bastano 19 anni di contributi, ecco quando è possibile andare lo stesso in quiescenza
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Vivere con un parente disabile presenta notevoli sfide, dato che una persona non autosufficiente richiede assistenza costante. Fortunatamente, esistono delle agevolazioni legali che aiutano ad ammortizzare le difficoltà quotidiane. Tra queste troviamo l’esenzione dal pagamento del bollo auto, IVA agevolata sull’acquisto di cellulari e altri dispositivi per i fruitori della legge 104, nonché indennizzi e pensioni facilitati. Questi vantaggi possono, in alcuni casi, essere estesi anche ai familiari dei disabili. La figura del caregiver, ovvero chi si dedica all’assistenza di un parente, è al centro della nostra analisi odierna, focalizzata sulle agevolazioni, pensioni e indennità previste dalla normativa.

Domande frequenti dei caregiver

Un nostro lettore ci scrive: “Salve, mia moglie è stata recentemente riconosciuta invalida al 100% a causa di una malattia. Ho 64 anni, 35 anni di contributi e sono ancora impiegato. Tuttavia, il peggioramento delle condizioni di mia moglie potrebbe costringermi a lasciare il lavoro. Vorrei sapere quali sono le opzioni per il pensionamento anticipato previste dall’INPS per chi, come me, è diventato caregiver.”

Un altro lettore chiede: “Buongiorno, ho letto un articolo riguardante il congedo straordinario di 24 mesi per assistere un familiare disabile. Mia madre, che è disabile, non vive con me. Potreste spiegarmi meglio la regola della convivenza? Questo influisce non solo sul congedo, ma anche sulla possibilità di accedere alla pensione con la Quota 41 per i lavoratori precoci, dato che ho raggiunto i 41 anni di contributi.”

Ecco agevolazioni, pensioni e indennità per chi vive con un parente invalido

Il ruolo del caregiver è sempre più rilevante, soprattutto in un’epoca in cui l’invecchiamento della popolazione e l’aumento della vita media portano a un incremento delle situazioni di disabilità nelle famiglie italiane. Molti non autosufficienti necessitano di cure e assistenza continua, e i loro familiari possono beneficiare di diverse misure previste dalla normativa previdenziale per anticipare il pensionamento.

Tra queste, spicca l’Ape sociale, che si rivolge a categorie specifiche come disabili, disoccupati, lavoratori in occupazioni gravose e, naturalmente, i caregiver. Per accedere a questa forma di pensionamento anticipato, sono necessari almeno 30 anni di contributi e 63 anni e mezzo di età, permettendo così il pensionamento immediato.

Ape sociale per i caregiver, come funziona?

L’Ape sociale permette ai caregiver di anticipare l’età pensionabile, anche se si tratta di una sorta di indennità e non di una pensione completa. Questa prestazione è erogata fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia, momento in cui è necessario presentare una nuova domanda per passare alla pensione ordinaria. Importante notare che l’Ape sociale non prevede maggiorazioni, assegni familiari, tredicesime né adeguamenti per perequazione e non può superare i 1.500 euro mensili. Inoltre, è importante ricordare che chi percepisce l’Ape sociale non può svolgere attività lavorative, fatta eccezione per il lavoro autonomo occasionale entro un limite di 5.000 euro annui.

Anche la Quota 41 per andare in pensione prima come caregiver

La Quota 41 rappresenta un’altra opzione per i caregiver che desiderano anticipare il pensionamento. Questa misura si basa sul raggiungimento di 41 anni di contributi versati, senza limiti di età. È importante che i 41 anni di contributi includano almeno 35 anni effettivi di contribuzione. Escludendo i periodi di contribuzione figurativa per indennità come la Naspi o la malattia. Inoltre, è necessario che almeno un anno di contributi sia stato versato prima dei 19 anni di età.

Per le lavoratrici con parenti disabili, ecco Opzione Donna

Opzione Donna è una misura rivolta specificamente a determinate categorie, inclusi i caregiver. Le lavoratrici che assistono un parente disabile possono accedere a questa opzione se, entro la fine dell’anno precedente alla domanda, hanno compiuto 61 anni di età e maturato 35 anni di contributi. L’età richiesta può essere ridotta di un anno per le lavoratrici madri e di due anni per chi ha due o più figli.

Consentendo così un’uscita anticipata a 59 anni, sempre entro l’anno precedente alla domanda.

Congedo di 2 anni per chi assiste un familiare disabile, ecco agevolazioni, pensioni e indennità

Il congedo straordinario di 24 mesi è previsto per assistere un familiare disabile con almeno il 74% di invalidità, come certificato dalle Commissioni Mediche Invalidi Civili dell’ASL. È necessaria una convivenza iniziata almeno sei mesi prima della domanda per accedere alle misure di pensionamento anticipato. Mentre per il congedo straordinario la convivenza può iniziare anche il giorno prima della domanda. Durante i 24 mesi di congedo, l’interessato beneficia di una copertura contributiva completa da parte dell’INPS, garantendo così la continuità dei diritti previdenziali.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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