Ecco chi lascerà il lavoro nel 2024 con 41 anni di contributi e andrà in pensione prima

Come andare in pensione nel 2024 avendo 41 anni di contributi versati e perché non tutti possono accedervi con le misure oggi in vigore.
1 anno fa
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La riforma delle pensioni è in stallo e pertanto anche la ormai celebre quota 41 per tutti di cui sempre si parla, tutto è tranne che una misura che i contribuenti potranno sfruttare. Partendo da questa considerazione possiamo rispondere al quesito del nostro lettore che avrà frainteso le sue possibilità di uscire dal lavoro con 41 anni di contributi versati. In effetti lui ha questa carriera contributiva ma la quota 41 oggi in vigore è limitata solo a determinate categorie e quindi per lui porte chiuse all’eventuale quiescenza con questa misura.

E non avendo l’età idonea, nemmeno la quota 103 fa per lui, anche se pure questa misura parte dai 41 anni di versamenti.

“Salve, volevo capire se davvero posso andare in pensione nel 2024 con 41 anni di contributi. Completo questa carriera a marzo 2024 e credo che con la quota 41 confermata nel 2024 posso andarci giusto? Lavoro nel commercio come cassiere in un supermercato. Che dite, posso andare in pensione anche se a gennaio compio solo 61 anni?”

In pensione con 41 anni di contributi, ma come?

La pensione con 41 anni di contributi nel 2024 potrebbe avere due diverse strade. Una è quella della quota 41 per i precoci, che era e resta una misura che non cesserà nel 2024 anzi, durerà almeno fino al 2026. L’altra potrebbe essere ancora una volta la quota 103, misura che il governo dovrebbe confermare per tutto il 2024. Ma con 41 anni di contributi versati saranno pochi i lavoratori che potranno andare in pensione. Molti lavoratori stanno confondendo le ipotesi di riforma delle pensioni che hanno in quota 41 per tutti una misura sempre calda, con le misure particolari di cui accennavamo prima, che hanno si 41 anni di contributi come soglia contributiva, ma che non riguardano la generalità dei lavoratori.

Quota 41 per i precoci, ecco i requisiti 2024

Per sfruttare la quota 41 per i precoci bisogna rientrare in determinate categorie e rispettare i requisiti prescritti.

Quota 41 per i precoci è una forma di pensionamento anticipato che consente ai lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima dei 19 anni di andare in pensione con 41 anni di contributi, ed a prescindere dall’età. Una vera alternativa alla pensione anticipata ordinaria che prevede 42,10 e 41,10 anni di contributi, rispettivamente per uomini e donne. Ma come dicevamo, la misura non è per tutti. Infatti come prevede la Legge di Bilancio 2017 a cui la quota 41 per i precoci deve i natali, serve innanzi tutto che un anno di versamenti debba essere completo già prima del compimento del diciannovesimo anno di età. Anche sommando periodi di contributi frammentati, i 12 mesi di versamento prima dei 19 anni è requisito fondamentale.

I requisiti di quota 41 e le categorie a cui si rivolge

La quota 41 per i precoci prevede, come contribuzione, il concomitante rispetto di questi 3 vincoli:

  • almeno 41 anni di contributi totali;
  • non meno di 35 anni di contributi senza considerare i contributi figurativi da malattia e disoccupazione;
  • almeno un anno di contributi prima dei 19 anni di età.

Ma anche completando tutti e tre questi requisiti, la misura non riguarda la generalità dei lavoratori. Infatti è necessario anche rientrare in una di queste 4 categorie:

  • disoccupati che hanno esaurito la prestazione di disoccupazione INPS da non meno di 3 mesi;
  • invalidi con una percentuale di invalidità pari o superiore al 74%;
  • caregiver che assistono un familiare convivente con handicap grave da almeno 6 mesi in regime di convivenza;
  • addetti a mansioni gravose svolte per almeno 7 degli ultimi 10 anni o per almeno 6 degli ultimi 7 anni.

Ecco chi lascerà il lavoro nel 2024 con 41 anni di contributi e andrà in pensione prima

Se la quota 103 invece venisse prorogata, molti dei vincoli della quota 41 per i precoci non ci sarebbero. Ma parliamo di una misura che ha un limite anagrafico ben preciso, a differenza della quota 41 per i precoci che non ha limiti di età.

Infatti la quota 103 riguarda soggetti che hanno:

  • almeno 41 anni di età contributiva;
  • almeno 35 anni di contributi effettivi;
  • già compiuto almeno i 62 anni di età.

Le due misure pertanto hanno solo la carriera contributiva in comune, perché per il resto nulla. La quota 103 non ha particolari categorie come beneficiari, ma si applica a tutti i lavoratori indistintamente. Quota 41 per i precoci non ha limiti di importo della pensione, mentre la quota 103 non può superare un importo pari a 5 volte il trattamento minimo INPS. Con la quota 103 il pensionato non potrà cumulare redditi da lavoro, a meno che non provengano dal lavoro autonomo prestato in forma occasionale e fino alla soglia di 5.000 euro all’anno. Un vincolo che la quota 41 per i precoci non ha.

Il futuro dice quota 41 per tutti e la pensione diventa più semplice

Alla luce di queste limitazioni sia per la quota 41 per i precoci che per la quota 103, ecco che i lavoratori chiedono con insistenza una quota 41 per tutti. Perché sarebbe l’unica misura che consentirebbe di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età ed a prescindere dall’appartenenza a determinate categorie di contribuenti. Ma la misura, da cui dovrebbe partire la riforma delle pensioni, non ci sarà nella legge di Bilancio 2024 e quindi non sarà sfruttabile. Chi ha 41 anni di versamenti quindi, deve cercare di rientrare in una delle due misure prima citate. Per la quota 41 per tutti se ne dovrebbe riparlare nei prossimi anni.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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