Ecco chi non può arrivare a prendere nemmeno la pensione minima

Ecco le pensioni che non danno diritto al trattamento minimo e alle maggiorazioni e gli importi sono più bassi delle cosiddette pensioni minime.
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2 mesi fa
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pensioni minime
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Oggi si fa un gran parlare di aumenti delle pensioni più basse, di extra rivalutazione e così via dicendo. Il segnale è forte e sono già due anni che effettivamente per le pensioni più basse i legislatori prevedono degli aumenti extra anche rispetto al solito tasso di inflazione. Eppure pochi, tra quelli che comandano, considerano che la pensione minima per alcuni lavoratori è un vero miraggio. Perché ci sono delle misure che non prevedono alcuna integrazione al trattamento minimo. Significa che chi va in pensione prende esattamente quello che deve prendere, senza alcuna somma aggiuntiva.

Soggetti cui naturalmente tutte queste voci su integrazioni al milione e maggiorazioni sociali, non riguardano.

“Buonasera, sono un pensionato che percepisce 400 euro al mese. Sento parlare di integrazione a 600 euro, di integrazione a 1.000 euro, di aumenti delle minime o di bonus che a me, allo stato attuale, non arrivano mai. Vi spiego in sintesi che pensione prendo. Ho lavorato 22 anni come artigiano. Ho aperto una falegnameria nel 2000 e l’ho chiusa nel 2022. Perché ho compiuto 67 anni di età. La mia pensione è davvero ai minimi e non capisco perché non ho diritto a prendere nemmeno la pensione che prendono quelli che ricevono l’assegno sociale. Per loro almeno si superano i 500 euro.”

Ecco chi non può arrivare a prendere nemmeno la pensione minima

Il nostro lettore, secondo il nostro modesto avviso dovrebbe chiedere all’INPS la ricostituzione di pensione, anche perché crediamo che non sia andato in pensione con la pensione di vecchiaia contributiva perché altrimenti non avrebbe potuto ricevere una pensione da 400 euro al mese. Infatti per chi non ha versamenti antecedenti il 1996, la pensione di vecchiaia contributiva si centra solo con almeno 67 anni di età, almeno 20 anni di versamenti ma con una pensione, oggi, non inferiore all’importo dell’assegno sociale. Lui che è andato in pensione nel 2022, avrebbe invece dovuto raggiungere una pensione di circa 750 euro al mese, perché fino al 31 dicembre 2023 l’importo soglia della pensione non doveva essere inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale.

Quindi ipotizziamo che oltre ai 22 anni di versamenti da artigiano, ne avesse altri, magari da dipendente o aveva per esempio il servizio militare. Può chiedere se ha diritto alle maggiorazioni sociali o all’integrazione al trattamento minimo. Che sono delle cifre aggiuntive sulla pensione, collegate però a determinati requisiti reddituali. Che magari alla data di liquidazione della pensione erano troppo alti rispetto a ciò che prevede la normativa sulle pensioni minime.

La pensione per i nuovi iscritti, le regole di calcolo e come funzionano

Invece, tornando a chi ha ottenuto una pensione in qualità di nuovo iscritto, ovvero con contributi versati solo a partire dal primo gennaio 1996 in poi, il diritto a ricevere queste somme aggiuntive non c’è. Perché in effetti la pensione contributiva, sia anticipata a 64 anni che di vecchiaia a 67 anni, non prevede l’erogazione di nessuna somma aggiuntiva. Un limite a queste pensioni. Per le quali i beneficiari incassano un trattamento commisurato ai versamenti contributivi effettuati. Che può essere inferiore alle pensioni minime.
Versamenti di contributi che mese dopo mese durante il lavoro confluiscono nel cosiddetto montante contributivo che non è altro che la cassa di accumulo di tutti i versamenti del singolo lavoratore. Alla data del pensionamento questo montante viene innanzitutto rivalutato al tasso di inflazione sopraggiunto negli anni. In pratica, i contributi del 1996 vengono rivalutati al tasso di inflazione sopraggiunto nel 1997, nel 1998 e così via fino all’anno del pensionamento. E così si fa per ogni anno di versamenti. Il totale così calcolato viene moltiplicato per i coefficienti di trasformazione. Che favoriscono come importo coloro che lasciano il lavoro ad un’età più avanzata. La pensione percepita pertanto è esattamente quella spettante in base alle regole di calcolo del sistema contributivo.

Anche l’Ape sociale non prevede maggiorazioni, ma per fortuna vale solo per poco tempo

Un’altra misura che non prevede maggiorazioni sociali e integrazioni al trattamento minimo, e nemmeno tredicesima, assegni familiari e indicizzazione è l’Ape sociale. In questo caso non parliamo di soggetti che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995. perché con l’Ape possono uscire anche i retributivi. Purché appartengano a caregivers, invalidi, disoccupati o addetti ai lavori gravosi. La misura come detto non prevede integrazioni. Ma essendo un reddito ponte che accompagna il pensionato alla sua futura pensione a 67 anni, è evidente che la limitazione non dura per sempre come accade ai contributivi. Inoltre parliamo di una misura che prevede insieme alla soglia minima anagrafica di 63 anni e 5 mesi, anche 30 o 36 anni di versamenti. Evidente che parliamo di un ammontare di anni di contributi che difficilmente producono una pensione più bassa delle minime.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

1 Comment

  1. IO HO 78 ANNI LA PENSIONE AVREI DOVUTO CHIEDERLA ALL’ETÀ DI 65 ANNI MA NON LHO CHIESTA E L’HO CHIESTA ALL’ETÀ DI 70 ANNI I 5 ANNI DI ARRETRATI NON VOGLIONO DARMELI PERCHÉ?

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