Questa è stata una delle settimane più pazze nella storia di Wall Street. Pensavamo di averle viste tutte, ma la “rivolta” dei piccoli trader contro la finanza tradizionale non l’avevamo considerata. Questa è la chiave di lettura principale che emerge sulla stampa internazionale riguardo agli avvenimenti di questi ultimi giorni. Un nutrito gruppo di investitori retail ha concordato sul forum Reddit di acquistare le azioni di alcune tra le società più “shortate” della borsa americana, tra cui GameStop. I titoli si sono letteralmente impennati, mandando KO i “short sellers” o “venditori allo scoperto”, vale a dire gli investitori ribassisti, i quali avevano scommesso su un calo dei prezzi.
Giovedì, dopo che nel pre-market le azioni delle società prese di mira dai piccoli trader continuavano a segnare rialzi anche a tre cifre, alcune piattaforme di trading, tra cui Robinhood, hanno deciso autonomamente di impedire nuovi acquisti sugli stessi titoli, permettendo agli iscritti solamente di vendere. La decisione è stata adottata dopo che la SEC, la Consob americana, aveva minacciato finanche di sospendere le negoziazioni e di chiudere i forum implicati nella vicenda.
Davide contro Golia, pesci piccoli contro gli “squali”. Una narrazione romantica e persino, a tratti, affascinante degli accadimenti in borsa, ma parziale. Se è indubbio che nel complesso le cose siano sostanzialmente queste, esistono numerose eccezioni alla regola. E, soprattutto, siamo ancora al primo tempo di un film, che rischia di avere per i trader un finale tutt’altro che lieto. Ad avere guadagnato dal boom spettacolare di alcune azioni sono state, infatti, anche le case d’investimento tradizionali. Ad esempio, Fidelity possedeva 2 milioni di azioni in GameStop, che a inizio mese valevano intorno ai 33 milioni di dollari e che al picco toccato in settimana sfioravano il miliardo. In tre settimane, il fondo ha maturato una plusvalenza lorda teorica di circa 900 milioni di dollari.
Lo ‘short squeeze’ semina il panico in borsa. Dopo GameStop, ecco i titoli nel mirino dei trader
Gli “squali” continuano a mangiare i pesci piccoli
In generale, poi, a fregarsi le mani dalla gioia sono i broker, quelli che prestano le azioni agli “short sellers”. Per capire meglio, spieghiamo in breve come funzionano le vendite allo scoperto. Un investitore vende un titolo che non possiede a una controparte, sperando che il suo prezzo scenda. Esso s’impegna a consegnarlo fisicamente entro una certa data. Questa è la cosiddetta vendita “nuda” o “naked”. Ma esiste un’alternativa molto praticata, che consiste nel farsi prestare il titolo da un broker, generalmente una banca, anche in questo caso impegnandosi a restituirne la stessa quantità entro una certa data.
I broker guadagnano dal prestito grazie alle commissioni, fissate sulla base della durata del prestito medesimo. Nel caso di GameStop, il tasso applicato è esploso dal 7% su base annua di inizio mese al 30% di questa settimana. Globalmente, si stima che nel 2020 i prestiti di azioni ai venditori allo scoperto abbiano fruttato 7,66 miliardi di dollari nel 2020. Si tratta di un affare non marginale, specie nelle fasi in cui il mercato appare incerto sull’andamento futuro delle borse. Peraltro, sempre i broker potrebbero guadagnare una seconda volta dal boom, rivendendo sul mercato a prezzi superiori a quelli di acquisto i titoli di cui sono rientrati in possesso.
Silver Lake, società di equity, ha potuto approfittare del +301% registrato da AMC nella seduta di mercoledì, esercitando la conversione di alcune obbligazioni possedute per 600 milioni di dollari. Si è ritrovata, in buona sostanza, a possedere azioni dai prezzi esplosi in poche ore. Come vedete, gli “squali” non sono stati solamente puniti. Alcuni di loro hanno continuato a mangiare i pesci più piccoli e, alla fine della fiera, forse rimarranno la categoria che uscirà vincitrice da questo fenomeno dalla venatura quasi “populista”.
Il boom in borsa di GameStop segna la rivincita dei piccoli trader contro gli ‘squali’ della finanza