Ecco come andare in pensione nel 2025 recuperando in un solo colpo 5 dei 20 anni di contributi che servono

Ecco come andare in pensione nel 2025 recuperando con la pace contributiva ed in un solo colpo 5 dei 20 anni di contributi che servono.
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2 settimane fa
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Ecco come andare in pensione nel 2025 recuperando in un solo colpo 5 dei 20 anni di contributi che servono

Anche nel 2025 sarà in funzione una misura che consente ad un lavoratore che ha delle difficoltà a raggiungere per esempio i 20 anni di contributi che servono alla pensione anticipata contributiva o alla pensione di vecchiaia di completare la propria carriera. Nel caso specifico infatti nel 2024 con la legge di Bilancio dello scorso anno il governo ha varato una misura che di fatto consente di andare a coprire dei periodi di buchi contributivi che un lavoratore ha maturato durante la propria carriera.

Una misura però destinata solo a determinati lavoratori perché non tutti possono sfruttare questo genere di vantaggio. E adesso vedremo chi può andare in pensione grazie a questa misura.

“Buonasera mi chiamo Rodolfo ed ho un problema di carattere contributivo. Compio 67 anni di età nel 2025 ma mi trovo con 18 anni di contributi versati e quindi senza la carriera minima per andare in pensione. Purtroppo ho sempre fatto dei lavori spesso in nero. Sono stato costretto spesso a lavorare in nero e quindi adesso mi trovo con questo difetto di contribuzione che non mi permette nonostante i 67 anni di età di andare in pensione. La pace contributiva è ancora attiva? Vorrei saperlo per capire come funziona e se posso comprare due anni di contributi.”

Ecco come andare in pensione nel 2025 recuperando in un solo colpo 5 dei 20 anni di contributi che servono

Il quesito del nostro lettore parla di pace contributiva che è un provvedimento che è il governo Meloni ha deciso di riattivare nel 2024 ma estendendo la possibilità di utilizzo anche all’anno 2025, Chi si chiede per esempio se c’è la possibilità di sfruttare la pace contributiva anche nel 2025 nonostante non ci siano tracce di questa misura nella legge di Bilancio può stare tranquillo. Infatti non è servita nessuna proroga nella legge di Bilancio attualmente in Parlamento per la sua conversione, dal momento che il provvedimento di inizio il 2024 era valido per il biennio.

La pace contributiva però è uno strumento particolare perché si tratta della facoltà di riempire i vuoti contributivi che un lavoratore ha tra l’anno del primo accredito di contributi e il 31 dicembre 2023. In parole povere un lavoratore può così comprare, pagando di tasca propria i contributi che mancano per raggiungere per esempio i 20 anni. Ma parliamo di periodi davvero vuoti. Non si possono riscattare per esempio gli anni dove dei periodi di contribuzione sono stati omessi dallo stesso contribuente se lavoratori autonomo o dal suo datore di lavoro.

Cosa deve versare il diretto interessato con la pace contributiva

In base all’aliquota contributiva prevista dal fondo a cui il lavoratore ha sempre versato e in base alla retribuzione media utile ai fini previdenziali degli ultimi 12 mesi il lavoratore deve versare i contributi che gli mancano sfruttando la pace contributiva. Il versamento può essere fatto anche a rate e fino a 120 rate mensili e quindi fino a 10 anni di dilazione. Ciò che il lavoratore versa può essere scaricato dal reddito con il 730 secondo il principio di cassa anche per chi paga a rate. Quindi in base all’anno del pagamento nella stagione successiva è possibile scaricare nel 730 il corrispettivo pagarlo per la pace contributiva. Come dicevamo non tutti i lavoratori possono godere di questa facoltà di riempire la propria carriera contributiva. Infatti questa possibilità è data soltanto a chi ha il suo primo contributo versato a qualsiasi titolo in epoca contributiva. Parliamo di soggetti che hanno tutti versamenti di contribuzione dopo il 31 dicembre 1995. Sono loro che possono, come detto, riempire i periodi di vuoto intercorsi tra il primo anno di iscrizione e l’ultimo anno. E andare in pensione subito.

Ecco come funziona la misura nello specifico e quando anche il datore di lavoro può aiutare

Ricapitolando, come si legge anche sul sito dell’INPS, la legge di Bilancio 2024, in vigore dal 1° gennaio scorso, ha reintrodotto per il biennio 2024-2025 l’istituto della pace contributiva.

E le relative istruzioni sono state recepite proprio dall’INPS con la circolare numero 69 del 29 maggio 2024. Una circolare adesso pubblicata sul portale istituzionale dell’Istituto.
Il contribuente interessato adesso può aggiungere fino a cinque anni di versamenti tramite il riscatto di periodi non coperti da contribuzione. Ed anche se aveva già sfruttato la precedente pace contribuenti riscattando già i 5 anni precedentemente previsti.
La misura riguarda tutti i soggetti che hanno il primo accredito dopo il 1995. E che devono essere iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO) o alle sue forme sostitutive ed esclusive. O ancora, alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, commercianti e artigiani o alla Gestione Separata. I periodi di vuoto possono essere anche non continuativi.

Serve una domanda da presentare direttamente all’INPS per andare in pensione con la pace contributiva

Per godere della pace contributiva e andare in pensione, serve presentare apposita domanda all’INPS. Per i deceduti, possono presentare domanda anche i superstiti purché parenti o affini e fino al secondo grado. La domanda va presentata entro il 31 dicembre 2025. L’onere di versare i contributi ed anche la domanda, possono ricadere anche sul datore di lavoro se disponibile. In questo modo, quest’ultimo può favorire il pensionamento di un suo dipendente anziano. Destinando alla pace contributiva per esempio, i premi di produzione spettanti al lavoratore. Anche in questo caso ciò che paga il datore di lavoro può essere scaricato dal reddito da lui stesso.
Va ricordato che con la pace contributiva di questo biennio, sia il datore di lavoro che il diretto interessato, possono dedurre dal reddito imponibile ciò che versano. La differenza rispetto alla vecchia pace contributiva è che precedentemente era prevista la detrazione al 50% della spesa sostenuta. Adesso la deduzione è al 100%.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

3 Comments

  1. Non capisco perché non si possano riscattare buchi contributivi ante 1995, se il problema è solo che il governo non vuole aumentare quota con il sistema retributivo basta dire che gli anni riscattati ante 1995 andranno calcolati con il sistema contributivo, perché non dare questa possibilità?

  2. Non si riesce a capire il perché della disparità fra lavoratori che potrebbero riscattare i contributi mancanti prima del 1995, per quale parametro non é possibile ?

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