Com’è possibile che un bond che offre oggi un rendimento lordo inferiore all’1,85% possa avere dato enormi soddisfazioni a chi ci credette sin dall’inizio? Stiamo parlando del BTp 1 settembre 2049 e cedola 3,85% (ISIN: IT0005363111), che il Tesoro emise agli inizi del 2019. Debuttò sul mercato sovrano con una durata di oltre 30 anni e mezzo, di fatto divenendo il nuovo “benchmark” trentennale. Il suo primo giorno di quotazione sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana fu l’11 febbraio di tre anni fa e al termine del quale prezzò di poco sopra la pari, a 100,40.
BTp 2049, il trend dalla quotazione sul MoT
Il rendimento lordo iniziale fu, quindi, del 3,82%. Era un livello fin troppo generoso anche allora, risentendo delle tensioni tra Italia e Commissione europea sul deficit. Stiamo parlando del primo governo “giallo-verde” dell’ex premier Giuseppe Conte. Nel giro di qualche mese, la musica cambiò radicalmente sui mercati e il BTp 2049 iniziò a decollare fino a toccare il suo massimo storico esattamente a due anni di distanza dalla quotazione sul MoT, cioè l’11 febbraio 2021, quando arrivò a prezzare poco meno di 160. Oggi, invece, si compra a quasi 137. In meno di tre anni, ha guadagnato più del 36%. A questa plusvalenza si può aggiungere la maxi-cedola del 3,85%, che rapportata al prezzo iniziale si traduce in un rendimento ulteriore del 3,83%.
Nell’arco del triennio scarso, il BTp 2049 ha così offerto un rendimento lordo complessivo del 47,5% e netto del 41,6%. Su base annua, corrisponde a un rendimento netto di quasi il 14%. Dunque, più dei tre quarti del guadagno sono arrivati dal fattore prezzo. Inevitabile, dato che il bond fu emesso a tassi d’interesse che si sarebbero rivelati elevati di lì a poco. Il suo rendimento alla scadenza è sceso, mentre il prezzo è chiaramente salito. Pensate che chi lo avesse rivenduto ai massimi di un anno fa, avrebbe maturato un guadagno complessivo del 66% lordo, pari a quasi il 58% netto.