Una volta che un contribuente va in pensione, spesso si adagia e non pensa a come possa ritoccare l’importo della sua pensione. Tuttavia, è possibile aumentare la propria pensione anche molti anni dopo la decorrenza del trattamento previdenziale da parte dell’INPS. Ci sono pensionati che, ignorando questa possibilità, perdono discreto somme a cui avrebbero diritto. Questa situazione è particolarmente comune tra i lavoratori autonomi, ma riguarda anche in alcune circostanze i lavoratori dipendenti.
“Salve, sono un collaboratore in pensione dal 2020.
Ecco come fare per aumentare la propria pensione dopo aver pagato le cartelle esattoriali
Il lavoratore autonomo spesso si trova con una pensione liquidata che non tiene conto di eventuali contributi previdenziali versati successivamente. Questo accade quando un lavoratore autonomo continua a versare contributi dopo il pensionamento, perché prosegue la sua attività lavorativa, anche se a regime ridotto. Piccole botteghe, artigiani e commercianti al minuto spesso vanno in pensione perché la normativa lo consente, ma continuano a essere soggetti passivi perché, avendo ancora l’attività aperta, continuano a versare contributi. Questa situazione è simile a quella del nostro lettore.
Alla chiusura di un’attività lavorativa, ci sono debiti di varia natura nei confronti dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, siano essi tasse evase, mancati versamenti di imposte o mancati pagamenti dei contributi periodici dovuti all’INPS.
Cosa succede dopo aver versato nuovi contributi?
Nel momento in cui i mancati versamenti contributivi all’INPS vengono saldati, l’interessato ha il diritto di chiedere all’INPS di valutare la nuova contribuzione versata. Lo strumento utile si chiama ricostituzione della pensione. È una facoltà che ogni contribuente ha e permette di aumentare la propria pensione, chiedendo all’INPS di considerare i nuovi contributi previdenziali sopraggiunti dopo la data di decorrenza della pensione.
In definitiva, ogni volta che vengono versati contributi dopo che la pensione è stata liquidata, il pensionato può chiedere una ricostituzione. Questa situazione è molto frequente nel lavoro autonomo, ma non manca anche nel lavoro dipendente. Infatti, ci sono dipendenti che ricevono emolumenti arretrati dal datore di lavoro dopo la data di decorrenza del trattamento e, di conseguenza, ottengono nuovi contributi previdenziali versati in collegamento con queste erogazioni arretrate.
Come presentare domanda di ricostituzione per aumentare la propria pensione
La domanda di ricostituzione può essere presentata tramite la procedura telematica sul sito dell’INPS, avvalendosi dei servizi di Patronati e addetti autorizzati a lavorare dietro delega dell’interessato. Si può fare anche autonomamente, accedendo all’area riservata dell’INPS con le credenziali SPID, CIE o CNS. Nella domanda, l’interessato deve indicare con attenzione i periodi a cui fanno riferimento i contributi versati successivamente. Soprattutto se ricadono prima o dopo il 1996, a causa delle diverse regole di calcolo.
Va detto che chi ha pagato nuovi contributi e presenta domanda di ricostituzione in ritardo può recuperare anche le cifre arretrate. A partire dal completamento dei nuovi versamenti. Nel caso delle cartelle esattoriali relative ai contributi INPS precedentemente evasi, tutto si ricollega anche ai provvedimenti di sanatoria di queste cartelle. Chi ha finito di versare il tasso della rottamazione relativo a questi mancati pagamenti può sfruttare l’occasione per aumentare la propria pensione.