Una volta che un contribuente va in pensione, spesso si adagia e non pensa a come possa ritoccare l’importo della sua pensione. Tuttavia, è possibile aumentare la propria pensione anche molti anni dopo la decorrenza del trattamento previdenziale da parte dell’INPS. Ci sono pensionati che, ignorando questa possibilità, perdono discreto somme a cui avrebbero diritto. Questa situazione è particolarmente comune tra i lavoratori autonomi, ma riguarda anche in alcune circostanze i lavoratori dipendenti.
“Salve, sono un collaboratore in pensione dal 2020. Ho cessato la mia attività lavorativa di barbiere nel 2020 e sono andato in pensione a 67 anni. A maggio ho terminato di pagare alcuni debiti con l’Agenzia delle Entrate Riscossione, versando l’ultima rata di un piano di rateizzazione relativo a bollo auto, IMU, Tassa sui Rifiuti e contributi INPS.
Mi hanno suggerito di presentare all’INPS una richiesta per ricalcolare la pensione alla luce dei nuovi versamenti, poiché le cartelle esattoriali relative all’INPS che ho saldato valgono come fossero nuovi contributi versati. Non so da dove cominciare. Vieni, si fa?”
Ecco come fare per aumentare la propria pensione dopo aver pagato le cartelle esattoriali
Il lavoratore autonomo spesso si trova con una pensione liquidata che non tiene conto di eventuali contributi previdenziali versati successivamente. Questo accade quando un lavoratore autonomo continua a versare contributi dopo il pensionamento, perché prosegue la sua attività lavorativa, anche se a regime ridotto. Piccole botteghe, artigiani e commercianti al minuto spesso vanno in pensione perché la normativa lo consente, ma continuano a essere soggetti passivi perché, avendo ancora l’attività aperta, continuano a versare contributi. Questa situazione è simile a quella del nostro lettore.
Alla chiusura di un’attività lavorativa, ci sono debiti di varia natura nei confronti dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, siano essi tasse evase, mancati versamenti di imposte o mancati pagamenti dei contributi periodici dovuti all’INPS.
Cosa succede dopo aver versato nuovi contributi?
Nel momento in cui i mancati versamenti contributivi all’INPS vengono saldati, l’interessato ha il diritto di chiedere all’INPS di valutare la nuova contribuzione versata. Lo strumento utile si chiama ricostituzione della pensione. È una facoltà che ogni contribuente ha e permette di aumentare la propria pensione, chiedendo all’INPS di considerare i nuovi contributi previdenziali sopraggiunti dopo la data di decorrenza della pensione.
In definitiva, ogni volta che vengono versati contributi dopo che la pensione è stata liquidata, il pensionato può chiedere una ricostituzione. Questa situazione è molto frequente nel lavoro autonomo, ma non manca anche nel lavoro dipendente. Infatti, ci sono dipendenti che ricevono emolumenti arretrati dal datore di lavoro dopo la data di decorrenza del trattamento e, di conseguenza, ottengono nuovi contributi previdenziali versati in collegamento con queste erogazioni arretrate.