Il Tesoro ha collocato all’asta nei giorni scorsi BTp€i 15 maggio 2033 e cedola reale 0,1%. L’importo offerto è stato di 5 miliardi di euro, a fronte dei quali sono giunte richieste per 19 miliardi da parte di oltre 110 investitori istituzionali, di cui il 47,2% stranieri. Il bond è indicizzato all’inflazione Eurostat, con esclusione della componente tabacchi. La data di regolamento è stata fissata per il prossimo 9 febbraio, mentre la data di godimento decorre dal 15 novembre 2021. Significa che il capitale inizia a fruttare come se fosse stato investito dal 15 novembre scorso.
Il BTp€i 2033 è uno strumento che protegge dall’inflazione nell’Eurozona. Allo scopo, adotta un meccanismo di indicizzazione sia delle cedole che del capitale. Riassumendo in maniera estrema, sia gli interessi corrisposti semestralmente che il capitale rimborsato alla scadenza sono rivalutati al tasso d’inflazione europeo. In questo modo, l’obbligazionista non perderà potere d’acquisto con l’aumento dei prezzi al consumo. Nel caso, poi, che vi fosse deflazione, il valore delle cedole e del capitale resterebbe immutato, per cui non si accuserebbe alcuna perdita.
Facciamo un esempio pratico per capire meglio. Il BTp€i 2033 è stato emesso con prezzo di 102,703, corrispondente a un rendimento lordo annuo all’emissione del -0,138%. Il valore nominale iniziale del bond resta sempre 100. Immaginiamo che l’indice Eurostat al semestre che si conclude il 15 maggio prossimo sarà salito del 2%. La cedola semestrale reale sarà (0,1%/2) = 0,05%. Essa andrà rivalutata del 2%, ossia: 0,05 x 1,02 = 0,051%. Allo stesso tempo, anche il capitale sarà rivalutato del 2%: 100 x 1,02 = 102. Pertanto, l’obbligazionista riceverà una cedola pari a: 0,051% x 102 = 0,05202%.
BTp€i 2033, come avviene la rivalutazione all’inflazione
Supponiamo che l’indice salga dell’1,3% nel semestre successivo. La cedola dello 0,051% si rivaluta così: 0,051 x 1,013 = 0,51663%. E il capitale di 102 sale a: 102 x 1,013 = 103,326. La cedola pagata al termine del secondo semestre sarebbe: 0,51663% x 103,326 = 0,533813%. Come potete notare, la cedola rivalutata si calcola non più sul valore nominale iniziale del BTp€i 2033, bensì sul capitale rivalutato anch’esso.
Il calcolo dell’inflazione è, in verità, un po’ più complesso. Il Tesoro chiarisce nelle sue FAQ che l’indice di riferimento è dato dalla seguente formula: Ix = Ix-3 + d-1/gg x (Ix-2 – Ix-3),
dove “Ix” sta per indice Eurostat alla data di riferimento, “Ix-3” è l’indice Eurostat tre mesi prima della data di riferimento, “Ix-2” è l’indice Eurostat due mesi prima della data di riferimento, “d” è il giorno del mese a cui facciamo riferimento per il calcolo (15 nel caso del BTp€i 2033) e “gg” il numero dei giorni del mese di riferimento (31 a maggio). Al di là delle peculiarità tecniche, l’importante è avere appreso che cedole e capitale seguono l’evoluzione dell’inflazione.
Questo significa anche che un aumento dei tassi tende a ripercuotersi meno negativamente sui BTp indicizzati, dato che di solito essi si muovono nella stessa direzione dell’inflazione. E se l’inflazione sale, per l’obbligazionista in possesso di questi titoli è un vantaggio. La bassissima cedola di partenza ha a che fare con il rendimento nominale basso del BTp 2033 ordinario. Sottraendo da questi il tasso d’inflazione attesa da qui ai prossimi dieci anni nell’Eurozona, si ottiene per l’appunto un rendimento negativo, quello offerto dal BTp€i 2033 fresco di emissione. A un investitore italiano converrebbe che l’inflazione Eurostat fosse la più alta possibile e quella italiana la più bassa auspicabile. In questo modo, vedrebbe rivalutati cedole e capitale di una percentuale superiore alla perdita del potere d’acquisto effettivamente accusata in patria. Guadagnerebbe grazie all’inflazione degli altri stati.