Intesa raggiunta dopo mesi e mesi di trattative difficili e che a novembre sembrarono sul punto di naufragare. I ministri dell’Energia dell’Unione Europea hanno approvato a maggioranza qualificata l’imposizione di un tetto al prezzo del gas a 180 euro per Mega-wattora. Contro si è espressa solo l’Ungheria, mentre Olanda e Austria si sono astenuta. La Germania, che pure era stata molto fredda sull’iniziativa, alla fine ha deciso di votare a favore. Soddisfazione è stata espressa dal ministro italiano Gilberto Pichetto Fratin e dalla premier Giorgia Meloni (“sono molto soddisfatta”).
Cosa prevede l’accordo europeo
Vediamo nei dettagli cosa prevede l’intesa. Se sui mercati regolamentati il TTF supera i 180 euro per Mega-wattora per il prezzo del gas per almeno tre giorni, scatta il divieto di concludere le transazioni. A questo criterio se ne aggiunge un altro: il prezzo del gas deve risultare per almeno tre giorni anche a +35 euro rispetto agli indici internazionali. L’accordo non riguarda per il momento gli scambi “over the counter”, ma l’Unione Europea si riserva la facoltà di intervenire anche su di essi.
A novembre, la Commissione aveva proposto un tetto al prezzo del gas di 275 euro per Mega-wattora. Il Sud Europa lo considerò una presa in giro. Nel corso di quest’anno, se tale limite fosse stato imposto, lo stop non sarebbe mai scattato per i meccanismi complessi previsti. Invece, stando ai calcoli di Bloomberg, con il nuovo accordo quest’anno lo stop sarebbe scattato per 40 giorni tra agosto e settembre. L’accordo, tuttavia, entrerà in vigore dal 15 febbraio 2023.
Prezzo del gas, cosa cambia
Stamane, il prezzo del gas scende a 103,50 euro sul mercato olandese, che funge da “benchmark” per l’intero continente. Si tratta del livello più basso da cinque settimane. Il record storico fu toccato alla fine di agosto, quando le quotazioni sfiorarono i 340 euro.
Cosa cambia nel concreto per consumatori e famiglie? Ad essere onesti, nulla. Come abbiamo visto, il prezzo del gas attualmente viaggia a poco più di 100 euro, per cui servirebbe un aumento ulteriore dell’80% per fare scattare lo stop agli acquisti. D’altra parte, negli anni passati abbiamo acquistato la materia prima a prezzi compresi tra 15 e 30 euro. Dunque, l’accordo europeo di ieri non ci riporterà affatto alle bollette più leggere del passato.
Resta sempre il rischio che i paesi produttori finiscano per ridurci le loro forniture. La minaccia più esplicita è arrivata sempre dalla Russia, ma nelle scorse settimane anche la Norvegia aveva avvertito l’Europa che non avrebbe accettato alcun tetto al prezzo del gas esportato. La Germania aveva guidato il fronte dei contrari proprio sullo scenario di un calo drastico dell’offerta nel Vecchio Continente.
In Italia taglio ai consumi c’è
E’ probabile che ad avere convinto i tedeschi a dare il loro appoggio vi sia stata l’introduzione nel frattempo del tetto al prezzo del petrolio russo a 60 euro al barile. L’embargo è entrato in vigore il 5 dicembre e sinora non ha portato ad alcun calo dell’offerta. Dunque, le minacce di Mosca sarebbero solo a parole. Va detto, però, che i mercati petrolio e gas funzionano un po’ diversamente tra di loro. E’ relativamente facile rimpiazzare un fornitore di greggio con un altro, mentre servono le infrastrutture per farlo anche con un fornitore di gas.
Per concludere, l’accordo sul prezzo del gas di ieri arriva molto tardi e non servirà a frenare il caro bollette. Semmai, esso fisserà un limite molto elevato ai costi di importazione.